Morte Martina Rossi. Cassazione annulla assoluzioni "Appello bis per imputati"

di redazione 22/01/2021 CULTURA E SOCIETÀ
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Nuovo processo d'Appello per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. E' quanto hanno deciso i giudici della III sezione penale della Cassazione nel processo sul caso di Martina Rossi, la ventenne ligure morta precipitando dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca, in Spagna, il 3 agosto 2011. I supremi giudici, con la decisione arrivata in serata, hanno annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati come sollecitato, nel corso della requisitoria, dal sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo dunque i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e della parti civili. Ad assistere alla lettura del dispositivo erano presenti i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo. I due imputati il 9 giugno 2020 erano stati assolti dalla Corte d'Appello di Firenze "perché il fatto non sussiste", ribaltando di fatto il verdetto del Tribunale di Arezzo.

In primo grado, il 14 dicembre 2018, i due erano stati condannati dai giudici aretino a 6 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto: quest'ultimo reato si è poi estinto per intervenuta prescrizione. Una sentenza che arriva a dieci anni dai fatti quando Martina Rossi era in vacanza nell'isola delle Baleari con delle amiche e all'alba del 3 agosto del 2011, di ritorno da una serata in discoteca, precipitò dal balcone della stanza 609, quella dei due giovani di Castiglion Fibocchi. Dopo le indagini in Spagna, dove la morte fu archiviata come suicidio, i genitori di Martina hanno lottato facendo riaprire il caso. L'inchiesta italiana, avviata a Genova, è passata per competenza territoriale ad Arezzo dove si è celebrato il primo grado di giudizio con la condanna dei due imputati. Sentenza poi ribaltata a Firenze dai giudici della Corte d'Appello. Padre Martina: sollievo, ora chiarezza "Ce l'abbiamo fatta. Era indispensabile questo annullamento per fare chiarezza". Così Bruno Rossi, papà di Martina, commenta la sentenza. "Adesso si lavora per avere il minimo di giustizia. Martina non me la ridarà nessuno, ma almeno si saprà cosa è successo quella notte. Ci hanno provato in tutti i modi a distruggere me e mia moglie. A raccontare un'altra storia. Ma io sono più duro di loro e non ho mai ceduto". "Avevo una forte delusione dopo la sentenza d'appello. Quelle motivazioni - ha aggiunto - hanno cancellato il lavoro della polizia, dei primi giudici. Pensare poi che quelle motivazioni le ha scritte una donna non riesco a mandarlo giù. Non ha pensato che poteva succedere anche a lei, alle sue figlie? Si mettono le scarpe rosse e poi quando hai la possibilità di punire chi fa del male a una donna, fai le cose diversamente".

"Adesso bisogna lottare contro il tempo per evitare la prescrizione - conclude Rossi - e arrivare a ristabilire la verità per Martina, perché se lo merita".  Legale Vanneschi: ricorreremo in appello "Ricorreremo in appello. Pensavo alla conferma dell'assoluzione non essendoci prove a carico dei ragazzi. Il fatto però che la camera di consiglio si sia protratta molto significa che ci sono dubbi. Voglio ricordare che sul banco degli imputati non c'erano i ragazzi ma la sentenza di appello. Così si protrae la sofferenza di due famiglie stremate da questa vicenda". A dirlo Stefano Buricchi, difensore di Luca Vanneschi.



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