61 Festival dei Popoli. Laura Lamanda: L'île des perdus (2020) - Concorso italiano

Un documentario sull’ufficio oggetti ritrovati di Parigi diviene lo spunto per riflettere sul legame che ognuno di noi ha con tutte quelle cose di cui è fatta la nostra vita.

di EMILIANO BAGLIO 17/11/2020 ARTE E SPETTACOLO
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Ufficio oggetti smarriti, così lo chiamiamo noi. In Francia, per la precisione siamo a Parigi, è il Bureau des objets trouvés, perché, come si intuisce quelli (ri)trovati sono molti di più di quelli persi.

La prima cosa che colpisce è l’incredibile quantità di cose che riempie questi spazi. Valigie su valigie, montagne di documenti, chiavi a perdita d’occhio, pupazzi e peluche. Ma anche gioielli che vengono valutati settimanalmente tra i quali, come ci racconta l’esperto, può capitare di imbattersi in due lingotti d’oro. E poi spade (incredibile ma vero), zaini, bastoni da passeggio e persino un abito che pare da sposa e che, giustamente, la regista mostra lì, appeso tra queste file interminabili di effetti personali ritrovati ai quattro angoli di Parigi. Nella metropolitana, sui treni, in aeroporto, sui taxi, nei cassonetti, per strada, negli hotel. Tutto finisce qui, per soli tre mesi.

Dietro ogni cosa c’è una storia a sottolineare il legame indissolubile che ognuno di noi ha con quella marea di ricordi sotto forma di oggetti di cui è piena la nostra esistenza.

Non a caso più volte gli impiegati sottolineano che il loro lavoro li costringe ad entrare nell’intimità delle persone.

Laura Lamanda si limita ad osservare il complicato meccanismo che regola questo luogo surreale, affidandosi alle immagini e alle voci over dei vari personaggi, che siano di chi lì ci lavora oppure di chi è andato in cerca di ciò che ha perso.

E così incontriamo le loro storie.

C’è la turista giapponese che ha smarrito al Louvre il prezioso quaderno dove, da anni, annotava tutto ciò che le capitava nei suoi viaggi. Un’intera vita di ricordi, racchiusa in poche pagine persa, forse per sempre. Incontri, luoghi, persone conosciute per caso, sensazioni, risate; tutto messo su carta e poi finito chissà dove.

C’è un anziano signore al quale hanno rubato una cartella contenente tutta la sua documentazione di lavoro, probabilmente con lo scopo di frodare la previdenza francese ed incassare la sua pensione.

C’è un ragazzo che confessa che sin dall’infanzia perde regolarmente ogni cosa.

Un altro che sta attraversando un momento di crisi, si interroga sul futuro e a causa di questa sua precarietà esistenziale si è fatto rubare lo zaino.

Ed infine la storia forse più significativa, quella di un profugo iracheno al quale hanno rubato tutti i documenti.

Questo furto lo ha portato a chiedersi quale sia la sua identità, visto che l’unica cosa che gli è rimasta è l’abbonamento della metropolitana. Alla fine riuscirà a recuperare solo il permesso di soggiorno, il passaporto iracheno è andato via per sempre, non potrà mai più tornare in Patria.

Sono solo cose ci diciamo ogni qual volta perdiamo qualcosa o ci viene rubato o finalmente ci decidiamo a fare ordine e piazza pulita di tutto ciò di cui sono piene ne le case di ognuno di noi.

Ma a volte quegli oggetti, magari anche insignificanti, magari fondamentali, racchiudono un’intera storia, i nostri ricordi, la nostra identità, il nostro passato, la nostra vita insomma.

EMILIANO BAGLIO


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