Arcuri "Un contagiato ogni 179 abitanti nel mondo. Momento più difficile. Serve rispettare le regole, muoversi il meno possibile ma oggi migliore efficacia dell'individuazione dei contagiati e delle cure"

di redazione 29/10/2020 SCIENZA E TECNOLOGIA
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"Siamo in un momento delicato, per certi versi drammatico. E' un altro mondo rispetto a marzo ma il virus è ancora tra noi, raddoppia ogni settimana".

A dirlo è il commissario all'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, tornato al rito delle conferenze stampa, come a marzo, perché, spiega, "è importante informare i cittadini".

"Dobbiamo anzitutto comprendere l'ampiezza, la natura e le differenze con la stagione che abbiamo alle spalle per reagire" dice. E snocciola i numeri, "una realtà cruda e dura": "ieri sera nel mondo c'erano 44 milioni e 700mila contagiati: 1 cittadino ogni 179. E un decesso ogni 6720 cittadini. Negli Stati Uniti c'è un contagiato ogni 17 abitanti e un deceduto ogni 526. In Europa un contagiato ogni 40 cittadini e un deceduto ogni 1634 persone". In Italia, prosegue, "ci sono più di 616mila contagiati, di cui quasi 16mila in ospedale e 1651 in terapia intensiva".  Ma, avvisa Arcuri, "mal comune non significa mezzo gaudio, perché in Italia i contagi sono aumentati di 8 volte rispetto ad appena 20 giorni fa e l'indice Rt raddoppia ogni settimana, questa è la realta'".

Guardando alle spalle, a marzo, all'inizio dell'emergenza, "siamo però in un altro mondo" riflette il commissario. "Il 21 marzo il 52% dei positivi si cura a casa, ieri il 94%. Quello stesso giorno il 41% dei positivi si trovava in ospedale, ieri solo il 5%, il 7% invece era in terapia intensiva, ieri appena lo 0,6%. Sempre in quel giorno erano stati fatti 26.000 tamponi, ieri 198.000, 8 volte in più.

Prima il virus correva più forte di noi, colpiva e uccideva, ora lo intercettiamo. Prima c'era un esercito di asintomatici che non conoscevamo, oggi sappiamo che l'80% dei contagiati è asintomatico. Prima i luoghi con più contagi erano le Rsa, oggi sono le famiglie. Prima solo una parte dell'Italia era interessata dal virus, oggi tutto il paese, e sappiamo che l'Italia non è tutta uguale".


Questo però non significa che possiamo stare tranquilli e che vada tutto bene. "Stiamo vivendo un altro dramma, solo 3 settimana fa i contagiati erano 3777. Il virus si moltiplica e la sua crescita è impietosa. Ora fa meno danni ma, dobbiamo chiederci, fino a quando? Con questi numeri - è l'allarme di Arcuri - se non si raffredda la curva nessun sistema, tantomeno quello italiano, sarebbe in grado di reggere".

Da qui, l'appello del commissario: "Dobbiamo tutti muoverci il meno possibile". Evitare ogni spostamento non necessario e ogni assembramento, oltre le misure previste dal Dpcm. Si tratta, dice Arcuri, di "un nuovo patto di responsabilità ritrovata" con i cittadini perché se è vero che l'80% dei contagi avviene in famiglia, qualcuno il virus all'interno delle case lo porta". Secondo il commissario non è la scuola il moltiplicatore dei contagi, più problematici i trasporti pubblici.

Quanto al tracciamento, spiega Arcuri, con i numeri attuali entro 20 giorni dovremmo controllare tutta la popolazione italiana. "Abbiamo in animo di aumentare ad almeno 200mila la capacità quotidiana di tamponi e da lunedì faremo almeno altri 100mila test molecolari rapidi antigenici, quindi sarà possibile uno screening di 300mila italiani. A marzo facevamo 26 mila tamponi al giorno, 12 volte di meno. Medici di base e pediatri di libera scelta dovranno aiutarci ancora di più di quanto hanno fatto finora somministrando i test - ha spiegato ancora -. Dobbiamo chiedergli di curare il più possibile a casa, dotandoli dei dispositivi di sicurezza adeguati. Dobbiamo a tutti i costi alleggerire la pressione sugli ospedali".

Ancora, sostiene Arcuri, non è stato raggiunto il livello di emergenza nelle rianimazioni: "Complessivamente i posti letto in terapia intensiva già attivati o attivabili in pochi giorni sono 10.337, poco meno dei 10.700 che avrebbero dovuto essere pronti alla fine dell'operazione di rafforzamento degli ospedali Covid. All'inizio dell'emergenza i posti letto in terapia intensiva erano 5.179: da allora ho inviato alle Regioni 3.303 ventilatori, cui da domani se ne aggiungeranno altri 1.849". 



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