Mondragone. Tensione per un focolaio Covid-19. Positivi non rintracciabili. Il Ministro manda l'esercito. A Bologna focolaio nella logistica Bartolini

di redazione 25/06/2020 CULTURA E SOCIETÀ
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Mondragone

Cresce la tensione nei palazzi Ex Cirio di Mondragone, da lunedì zona rossa per un focolaio Covid: questa mattina un gruppo di bulgari residenti nel quartiere popolare del casertano è uscito per protestare, violando di fatto il cordone sanitario. Le forze dell’ordine che presidiano i varchi sono riuscite a riportare dentro le persone, ma il sindaco Virgilio Pacifico denuncia “un inaccettabile atto di insubordinazione” e chiede misure straordinarie al prefetto. Nella zona infatti sono già stati individuati una cinquantina di positivi, ma molti sono impossibili da rintracciare o perché ufficialmente non vivono negli stabili (ma sono ‘ospiti’ di connazionali) o perché hanno fatto perdere le proprie tracce. E i residenti denunciano una fuga continua dai palazzi, tanto che le strade, da questa mattina, sono pattugliate dall’esercito.

Il focolaio: 49 positivi, di cui 13 ‘non rintracciabili’ – Nella zona, alla periferia di Mondragone, vive una comunità bulgara: il 22 giugno, dopo la scoperta dei primi due casi, è stato disposto l’isolamento domiciliare per i 700 abitanti dei palazzi Ex Cirio. Fino al 30 giugno, quindi, impossibile allontanarsi o entrare nella zona: ma molti hanno violato il divieto scappando nottetempo. Tutti sono stati anche sottoposti a test e tampone. “Non tutti coloro che risiedono qui sono venuti a farsi i tamponi – spiega un mediatore culturale bulgaro chiamato in supporto – anche perché l’esame è stato fatto su base volontaria. Ho chiamato telefonicamente molte persone per convincerle a farsi il test ma mi hanno attaccato il telefono in faccia”. Il problema è che decine, se non centinaia di persone che vivono stabilmente nei palazzi ex Cirio, non sono censite perché non hanno alcun contratto di affitto, ma vengono “ospitate” in nero da connazionali. Molti hanno fatto perdere le tracce anche per timore di perdere il lavoro: la maggior parte della comunità bulgara che vive nei palazzi ex Cirio lavora in campagna, spesso sfruttata dai caporali di nazionalità bulgara, alcuni dei quali vivono negli stessi stabili. Un’altra difficoltà riguarda le operazioni di trasferimento delle persone positive – peraltro tutte asintomatiche – al Covid Hospital di Maddaloni: dei 49 diagnosticati fino ad ora, ne mancano all’appello 13 che le autorità non riescono a rintracciare.

 

Le tensioni tra italiani e bulgari – Le proteste hanno accesso le tensioni la comunità bulgara e i residenti italiani, che denunciano la “superficialità” con cui è stata realizzata la zona rossa: “Una ragazza positiva lavora al negozio di alimentari qua fuori – dice un residente – che sta puntualmente aperto. Questo è il modo di evitare la diffusione del contagio”. Alcune decine di cittadini di Mondragone stanno presidiando per protesta uno dei varchi di accesso agli ex Palazzi Cirio. “Perché non li avete fermati?” urlano ai soldati dell’esercito e alle forze dell’ordine, riferendosi alle proteste in strada di questa mattina: i bulgari scesi in strada hanno l’obbligo di isolarsi nelle proprie abitazioni.

De Luca: “Il ministro Lamorgese invierà l’esercito” – “Appena due giorni fa rappresentavo al questore di Caserta l’insufficienza delle risorse umane impegnate per il rispetto dell’ordinanza – denuncia oggi il sindaco di Mondragone Virgilio Pacifico, chiedendo rinforzi per i controlli – il Questore affermava la mia incompetenza in materia”. Il governatore della Regione, Vincenzo De Luca, ha affermato di aver avuto un colloquio direttamente con il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: “Ho chiesto l’invio urgente di un centinaio di uomini delle forze dell’ordine per garantire il controllo rigoroso del territorio. Il Ministro ha annunciato l’arrivo di un contingente dell’esercito“.

BOLOGNA

Tutto è iniziato con due casi registrati in magazzino, che ha portato alla sua chiusura ma non a quella del resto dello stabilimento, che ha continuato a lavorare. Ma il contagio è andato oltre: dai tamponi effettuati tra il personale sono state trovate decine di infezioni. Per l’esattezza un malato di Covid-19 – che è stato ricoverato – e altre 44 persone asintomatiche ma positive al virus. Succede nello stabilimento Roveri del corriere Bartolini, in via Cerodolo a Bologna: dopo i due magazzinieri risultati infetti da coronavirus due giorni fa e la relativa chiusura del magazzino, il lavoro nel resto dell’azienda è andato avanti.

 

Da qui, scrive Il Resto del Carlino, il dubbio che quel ‘cluster’ iniziale – primo stadio di diffusone del contagio – potesse estendersi e diventare focolaio. Un timore che ha spinto l’azienda a testare a tappeto anche il resto del personale, trovando altri 45 infetti. E ora i controlli, scrive Repubblica, sono stati estesi a anche ad altri dipendenti, che possono essere venuti a contatto coi positivi, e alle loro famiglie ed è possibile che nei prossimi giorni emergano altri casi di infezione.

Il caso Bartolini Roveri resta monitorato e seguito dall’Ausl, così come dal Comune e dall’assessorato alla Sanità e il direttore delle Malattie infettive del Sant’Orsola Pierluigi Viale, sentito da Repubblica, invita a tenere alta la guardia: pur riconoscendo che l’esperienza di questi mesi ha reso possibile individuare il focolaio fin all’inizio, avverte che “quando si passa da una fase pandemica a una endemica, il virus circola sotto traccia e può scoppiare un incendio”. Sul caso interviene anche Tiziano Loreti di Si Cobas: secondo i dati del sindacato “a oggi i casi di positività alla Bartolini di Bologna (che ora si chiama Brt) sono 54, ma ci sono un’altra decina di positivi in altri magazzini della logistica tra l’Interporto e Calderara di Reno“. Loreti spiega che “la situazione sta peggiorando. Alla Brt siamo passati, in quattro o cinque giorni, da 12 a 54 casi, e anche quelli rilevati negli altri magazzini riguardano gli ultimi giorni”.



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