Le linee guida per il rientro a scuola a settembre. i Presidi "Impossibile la distanza nelle nostre aule e pochi professori". Le famiglie "Così non si potrà garantire la regolarità dell'anno scolastico"

di redazione 23/06/2020 CULTURA E SOCIETÀ
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24 giugno

Classi spezzettate in piccoli gruppi con alunni dalle età diverse. Lezioni di quaranta minuti anziché sessanta. Insegnamenti trasversali per accorpare materie e risparmiare un po’ di ore. Didattica mista, metà in presenza e metà a distanza, per gli studenti delle superiori. Non è questa la scuola che vogliamo”. A poche ore dalla diffusione della bozza del Piano scuola 2020-2021, che indica le linee guida per il rientro sui banchi a settembre, i commenti di genitori, presidi e insegnanti sono impietosi. Nessuno, almeno a una prima lettura delle tracce ministeriali, sembra essere soddisfatto.

“Il documento dice l’esatto contrario di quello che chiediamo - attacca Costanza Margiotta, portavoce del comitato di genitori ‘Priorità alla Scuola’ che, domani, protesterà in 60 piazze d’Italia -. In questo modo il governo punta a scrollarsi di dosso ogni responsabilità facendo ricadere tutto sui presidi, ma non si rende conto che farà un danno enorme ai nostri ragazzi. Imponendo turni, riducendo la didattica, prevedendo l’esternalizzazione di alcuni servizi e mettendo nello stesso gruppo alunni di prima e quinta elementare si perde ogni continuità nella programmazione didattica”. Il prezzo più grande sarà pagato dai ragazzi: “Gli studenti si ritroveranno con grosse lacune e le diseguaglianze aumenteranno - aggiunge Margiotta e provoca -. Per non parlare del fatto che non è specificata alcuna indicazione sui protocolli sanitari da rispettare. La nostra diventerà una manifestazione contro le linee guida e, se le cose non cambieranno, a settembre non porteremo i ragazzi nelle scuole, finirà che dovremo occuparle».

Preoccupati anche i dirigenti scolastici, sulle cui teste peserà ogni decisione da prendere. “Ognuno di noi dovrà cimentarsi in un gioco degli incastri ridisegnando spazi, composizione delle classi, turnazione dei ragazzi e degli insegnanti - afferma Alessandro Artini dell’Associazione nazionale presidi -. I nostri istituti non sono adeguati ad affrontare da soli questa situazione, mancano gli spazi e mancano i docenti. Nella bozza delle linee guida si parla di un miliardo destinato al personale, ma più che ai docenti si fa riferimento agli Ata. Certo si tratta di un aiuto indispensabile, ma certo non si può pretendere che un custode passi un’ora intera a sorvegliare una classe in attesa che arrivi l’insegnante impegnato in un’altra lezione. Questa è follia”. 


Critici i sindacati che, nel pomeriggio, saranno convocati proprio per discutere la bozza. “La prima impressione è che manca del tutto la premessa più importante, che è quella degli investimenti - osserva Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil -. I soldi ci sarebbero, dai fondi strutturali senza vincoli già da adesso, alle risorse del Recovery fund a quelle del Mes. Il punto è che è questo il momento di decidere dove dirottarle e la scuola non può essere dimenticata. Per far ripartire a pieno ritmo gli istituti tra personale, interventi di edilizia e dispositivi di sicurezza, occorrerebbero almeno 2,9 miliardi di euro in più”.
 
Nell’incontro verrà chiesto un cambio di marcia: “Non solo non sono previsti docenti in più, ma con lo slittamento del concorso e quindi delle assunzioni a ottobre i ragazzi si ritroveranno il primo giorno di scuola con 200 mila supplenti - aggiunge Sinopoli -. Per di più scaricare la responsabilità sulle scuole avrà un effetto pericolosissimo per cui assisteremo all’aumento delle differenze tra i territori più attrezzati in grado di organizzarsi e quelli più poveri e periferici destinati a essere ancor più in difficoltà. Infine, occorrerà avviare un confronto sui protocolli di sicurezza: la nostra proposta è stabilire un presidio sanitario in tutte le scuole”.

 

23 giugno

Frequenza scolastica in turni differenziati, organizzazione della classe in più gruppi di studio, formati anche da alunni di diverse classi ed età. Scuola anche al sabato, dove non già prevista, su delibera degli organi collegiali.

L'attività didattica a distanza resterà, ma solo in misura marginale e solo per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, dove "le opportunità tecnologiche, l'età e le competenze degli studenti lo consentono". E le mense sono confermate, anche se bisogna capire ancora come organizzarle.

Sono queste alcune delle indicazioni contenute in una bozza del Piano scuola 2020-2021, che indica le linee guida per la ripresa dell'attività scolastica a settembre. Nel testo che la ministra Azzolina ha inviato alle parti sociali, non si parla di mascherine obbligatorie, di strutture in plexiglass e divisori tra alunni. C'è solo un rinvio alle disposizioni di maggio del comitato tecnico che parlavano di un metro di distanza tra le persone e di uso obbligatorio di mascherine dai 6 anni in su. Ma entro giovedi si attendono novità  Le Regioni avevano chiesto di mantenere l'obbligo soltanto negli spazi comuni e non al banco.

Sarà dunque una ripresa delle lezioni all'insegna della diversità e della libera scelta, con una grande autonomia da parte dei presidi che decideranno il come pianificare il lavoro e cercare di garantire il ritorno allo studio. Sarà possibile in classe, on line e anche in spazi fuori dalle  scuole. Ci saranno i turni per fare lezione tra i banchi, alcune classi saranno divise in gruppi per materie o ci saranno aggregazioni di studenti di diverse età.

Niente mascherina per i bambini delle scuole per l'infanzia e per non spaventarli gli educatori non potranno usare protezioni che nascondano il volto, quindi sì alle visiere di plexiglas e agli ingressi scaglionati tra le 7.30 e le 9 anche se non potranno portarsi giocattoli da casa e dovranno mangiare negli stessi locali.

Gli enti locali, le associazioni di volontariato che già lavorano con gli studenti potranno, spiega il testo, mettere a disposizione spazi per la scuola e seguire i ragazzi.

Il testo non prevede, almeno in modo esplicito, un aumento del personale docente, pur prevedendo dimezzamenti di classi e quindi una maggior necessità di professori. si parla solo di un miliardo di euro da destinare al personale, sembra però soprattutto bidelli.

Il Ministero dell'Istruzione ha inviato anche  tutte le scuole le Linee guida per l'insegnamento dell'Educazione civica. A partire dal prossimo anno scolastico, il 2020/2021, questo insegnamento, trasversale alle altre materie, sarà infatti obbligatorio in tutti i gradi dell'istruzione, a partire dalle scuole dell'infanzia.

Le Linee guida rappresentano un documento agile e di facile consultazione, attraverso il quale i dirigenti scolastici e gli insegnanti potranno dare seguito alle regole che entreranno in vigore a settembre.

Secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, infatti, l'insegnamento di Educazione civica avrà, dal prossimo anno scolastico, un proprio voto, con almeno 33 ore all'anno dedicate. Tre gli assi attorno a cui ruoterà l'Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale.

Il tutto senza avere un solo insegnante in più. Numeri che non aiutano i presidi a caccia di spazi. Le linee guida parlano dell’uso di cinema, teatri, biblioteche, ma in una città non c’è un solo istituto ad aver bisogno di luoghi alternativi alla scuola.

“Hanno dato la patata bollente a noi presidi. Nel documento – spiega Giannelli – si parla molto dell’autonomia scolastica ma tutto ciò non è accompagnato da risorse e noi dirigenti abbiamo sempre più le mani legate. Si dice di individuare nuovi spazi ma ve lo immaginate il dirigente che gira per la città ad elemosinare nuove aule? Le linee guida sono delle belle idee che possiamo anche condividere ma avevamo bisogno di strumenti”.

A proposito delle turnazioni il presidente ricorda tra l’altro che la ministra le aveva escluse e definisce i “patti di comunità” solo “belle parole che non si possono concretizzare”. D’altro canto l’Anp ha lanciato proprio in queste ore un Sos: “Il 40% delle aule in Italia non può garantire il distanziamento”. E’ quanto emerge da una rilevazione a campione fatta dall’organizzazione sindacale.

E sulle classi pollaio Giannelli è molto pragmatico: “Posso anche avere 27 alunni, ma mi servono i metri quadrati necessari per rispettare le norme igieniche. Qualcuno sta pensando di usare le palestre per fare lezione, ma devono essere usate per educazione motoria. E chi ipotizza di mettere i banchi nei corridoi dovrà fare i conti con le norme sulla sicurezza”.

A bocciare il documento della Azzolina è anche Ludovico Arte, preside del “Marco Polo” di Firenze: “Il distanziamento di un metro non è praticabile nella realtà. L’orario sfalsato proposto nelle linee guida non fa i conti con il problema dei trasporti pubblici. Se finiremo la scuola alle 15 ipotizzando degli ingressi più tardi dovremo garantire la mensa”. Arte, di contro, ha un’altra proposta: “Si riparta in maniera normale facendo dei test sierologici a tutti”. E sulle classi pollaio aggiunge: “Nella mia scuola ho classi anche da 30 alunni. Da qui a settembre non si possono abolire queste situazioni, ma va fatta una riflessione seria. E’ ora di pensare ad un maggiore organico e ad una ripresa con tutto il personale in classe dal 1 settembre”.

Non si sono parlati, ma sembra che si conoscano Ludovico Arte e Roberta Mozzi, dirigente del “Torriani” di Cremona: “Nel mio istituto l’80% dei ragazzi è pendolare. Se parliamo di arrivi a scuola scaglionati dobbiamo metterci d’accordo con le aziende di trasporto. A questo punto serve al più presto un tavolo di coordinamento con gli enti locali. Di fronte alle classi che abbiamo, con numeri che arrivano a 30 alunni, la didattica mista è l’unica soluzione per assicurare il distanziamento. Io avrò comunque problemi di spazi: non posso usare la palestra perché ho un liceo sportivo e non posso pensare di usare le officine perché fa freddo. Così come si può pensare di fare lezione all’aperto a novembre a Cremona?”. E sulle classi pollaio la preside dice: “Questa era l’occasione per rivedere la normativa e incrementare l’organico ma non è stato fatto”.



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