Coronavirus. 650 casi positivi. 17 vittime, Ricoverati 248, 56 in terapia intensiva. Analisi, si cambia. Tamponi solo a chi mostra sintomi

di redazione 27/02/2020 CULTURA E SOCIETÀ
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Settimo giorno dalla scoperta del primo caso di coronavirus in Italia: secondo l’ultimo bollettino diffuso in serata dal commissario straordinario Angelo Borrelli, ci sono 650 casi positivi in Italia, di cui 282 già verificati dall’Istituto Superiore di Sanità. Ci sono state tre nuove vittime, “due di 88 anni e una di 82, persone con quadro clinico delicato e importante”. I morti diventano quindi 17. Sale però anche il numero dei guariti: sono 40 in Lombardia, 45 in tutto il Paese. La Lombardia – che alle ore 18 conta 403 contagi – è la Regione più colpita: 216 persone sono ricoverate, di cui “28 in terapia intensiva”, ha spiegato l’assessore Giulio Gallera. In Veneto invece l’ultimo aggiornamento porta a 116 i casi di persone contagiate: 63 pazienti sono asintomatici e 28 sono ricoverati (di cui 8 in terapia intensiva). In Emilia Romagna 97 casi, 19 in Liguria, 4 in Sicilia (2 guariti), 3 ciascuna in Lazio (tutti e 3 guariti), Campania, Marche, 2 in Toscana e Piemonte, 1 in Alto Adige, Abruzzo e Puglia. I ricoverati con sintomi in tutto il Paese sono 248, 56 sono in terapia intensiva e 284 in isolamento domiciliare. 

 Da oggi cambia la strategia di rilevazione: i tamponi saranno effettuati solo a chi mostra sintomi. I dati sul contagio sono infatti diventati un caso e hanno provocato frizioni tra Roma e le regioni in cui si segnalano positività. È stato Walter Ricciardi, componente italiano del comitato esecutivo dell’Oms, ad aprire il fronte: “I casi confermati sono 190”. Ma in quel momento, i conteggi che arrivano dalla Protezione Civile, parlano di più del doppio dei contagi. Un cortocircuito, dovuto al fatto che i casi registrati dai sanitari intervenuti sul territorio devono poi essere validati dall’Istituto Superiore di Sanità. Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, ha provato a fare chiarezza su come funziona il sistema in Italia: “Abbiamo una rete di centri di riferimento regionali che fanno un primo accertamento diagnostico sulla presenza di coronavirus. Qualora il campione risulti positivo, il dato viene comunicato alla stampa e contestualmente il campione viene inviato all’Iss di Roma per confermare o meno il risultato. Solo dopo il risultato dell’Iss, possiamo considerare confermato il caso e dunque dire che una persona è positiva. E passano anche delle ore” per ottenere la conferma o meno della positività. “C’è sempre un delta – sottolinea l’esperto – tra i dati comunicati e quelli verificati“, aggiunge. “Oggi abbiamo avuto incontri operativi in Istituto sia con Oms che con Ecdc per ottimizzare il flusso di dati” e renderlo omogeneo.


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