Trieste. L'omaggio ai due poliziotti uccisi. Dubbi sulla dinamica. L'assalitore con problemi psichici era stato portato in questura tramite segnalazione del fratello

di redazione 05/10/2019 CULTURA E SOCIETÀ
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lejandro Augusto Stephan Meran, il giovane dominicano accusato di avere ucciso a colpi di pistola due poliziotti, Pierluigi Rotta e Matteo Demengo, all'interno della Questura di Trieste, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E' stato raggiunto ieri sera in ospedale dal magistrato di turno e il procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello del pluriomicida.

I magistrati lo hanno dichiarato alle 23.00 in stato di fermo. Secondo quanto si è appreso, gli inquirenti ritengono che sussista il pericolo di fuga e di reiterazione di reato e per questo hanno chiesto la custodia cautelare in carcere, misura che il Gip dovrà convalidare o no una volta interrogato il giovane. L'uomo, che aveva appena rubato uno scooter, e per questo era stato fermato dagli agenti, sarebbe affetto da disturbi psichici. Oggi la madre del giovane domenicano,  dopo aver chiesto "perdono alle famiglie" delle vittime, ha raccontato che la sera prima della sparatoria il figlio sentiva delle voci "che lo stavano perseguitando e lo volevano ammazzare".

All'indomani della sparatoria, ha parlato anche la madre dell'agente Rotta, chiedendo "giustizia". Parole prima sussurrate, poi quasi una supplica al questore Giuseppe Petronzi che l'ha incontrata. Mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato le vittime con "riconoscenza e dolore".

Non è stato ancora deciso il luogo in cui si terranno i funerali dei due agenti. A quanto si apprende, le esequie potrebbero tenersi in forma solenne, martedì prossimo. Si attende in tal senso anche il parere delle famiglie che dovranno decidere il luogo e le modalità dei funerali.
 

Intanto oggi  a Trieste c'è stata una cerimonia per ricordare le vittime. Alle 12.30 davanti alla Questura sono arrivati i mezzi delle forze dell'ordine che si sono schierati davanti al Teatro romano, che si trova di fronte a uno degli ingressi della Questura. All'ingresso erano ad attendere, disposti lungo l'edificio, i colleghi e i familiari delle due vittime. Il Questore a quel punto ha voluto stringere la mano ai tanti operatori delle forze di polizia e, una volta finito, sono state suonate le sirene. Dopo trenta secondi è scrosciato l'applauso della folla numerosa. Alcuni cittadini hanno posto fiori e ceri votivi all'ingresso della Questura.

Intanto dalla Questura emergono i dettagli della sparatoria costata la vita ai due agenti. Pierluigi Rotta è stato raggiunto da due colpi di pistola al lato sinistro del petto e all'addome. Demenego è stato colpito tre volte: alla clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Secondo la ricostruzione, Alejandro Augusto Stephan Meran, che si trovava all'interno dell'edificio per un'indagine per furto di uno scooter, è riuscito a sottrarre la pistola in dotazione a Rotta e a fare fuoco. Sentiti gli spari Demenego è uscito venendo a sua volta colpito. Nell'ambito delle indagini sulla sparatoria avvenuta ieri nella Questura di Trieste e nella quale sono morti due agenti, sono state sequestrate le fondine delle due vittime per verificarne l'integrità. Da una prima analisi non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità.

Ma è di parere opposto il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). "Ci sono stati problemi con le fondine. Al primo è stata sfilata la pistola - riferisce il Sap -perché aveva una fondina vecchia, in quanto quella in dotazione gli si era rotta. Al secondo agente ucciso, la fondina sarebbe stata strappata dalla cintura. Al secondo agente l'arma sarebbe stata strappata quando ormai era già in terra inerte a causa delle ferite per i colpi esplosi con la prima pistola sottratta".

Un terzo agente, rimasto ferito, sarà operato alla mano. "E' in buone condizioni. Sto andando da lui per parlargli" dice il questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, aggiungendo: "La dinamica è abbastanza chiara. E' avvenuta in uno spazio della Questura, dove non c'erano altre persone se non le vittime e l'autore del fatto, che si è impossessato dell'arma e ha fatto fuoco. Azzardare ipotesi sarebbe poco serio e rispettoso.

LA VICENDA

Tutto nasce ieri mattina, da una circostanza "banale": una donna in scooter, a via Carducci, viene scaraventata a terra da un giovane di colore, che le ruba il mezzo. Nel pomeriggio, alla Questura triestina giunge la telefonata di Carlysle Stephan Meran, che riferisce di aver appreso dal fratello Alejandro Augusto che è lui l'autore della rapina. Il dominicano si rende disponibile ad accompagnare gli operatori a casa del fratello per recuperare il mezzo, specificando che Alejandro Augusto soffre di disturbi psichici, pur non essendo allo stato seguito dai servizi di igiene mentale del capoluogo. Due equipaggi in servizio di Volante e una pattuglia della Squadra Mobile si recano a casa del giovane, insieme a personale del 118. Alejandro è a casa, appare "collaborativo e pacato". Viene accompagnato in Questura insieme al fratello, a bordo di una vettura della Polizia.

All'interno dell'Ufficio Prevenzione Generale, l'autore della rapina chiede di andare in bagno, e riesce a sottrarre (con modalità non specificate nella lunga nota della Questura) la pistola d'ordinanza in dotazione all'agente Rotta, colpendolo con due spari. Demenego accorre per verificare cosa sta accadendo, venendo a sua volta colpito tre volte. Nel caos che ne segue, Carlysle, il fratello maggiore, prima si barrica nell'Ufficio Prevenzione Generale, impaurito e sotto choc, addirittura sbarrando la porta con una scrivania. Poi, non sentendo più spari, fugge nei sotterranei della Questura, dove viene individuato e bloccato dagli agenti intervenuti.

Intanto l'omicida tenta di imboccare le scale di accesso ai piani superiori, ma viene fatto desistere dal personale presente negli uffici, a cui indirizza altri colpi senza causare feriti; poi cerca di guadagnare l'uscita dalla Questura attraversando l'atrio adiacente, con in mano entrambe le pistole d'ordinanza sottratte agli agenti, ed  esplodendo ulteriori colpi di pistola all'indirizzo del personale in servizio al corpo di guardia, che risponde al fuoco. E' a questo punto che vieneacolpito alla mano sinistra un assistente capo in servizio.

Una volta fuori dall'edificio, il fuggitivo cerca prima di entrare in una volante parcheggiata in prossimità dell'ingresso di via di Tor Bandena, e poi, notando l'auto della squadra mobile, apre il fuoco verso il mezzo e all'indirizzo del personale, colpendo la portiera lato passeggero appena aperta. Gli operatori rispondono al fuoco, colpendo l'uomo all'inguine, senza danneggiare parti vitali, riuscendo a renderlo inoffensivo ed a disarmarlo, e verificando che una delle pistole poco prima sottratte era aperta e col serbatoio vuoto, mentre l'altra aveva il cane armato. Nel frattempo i sanitari del 118 intervenuti tentano invano di rianimare gli agenti colpiti e prestano soccorso al ferito.


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