Addio ad Andrea Camilleri. IL maestro di scrittura e ironia si è spento all'ospedale Santo Spirito di Roma

di redazione 17/07/2019 CULTURA E SOCIETÀ
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Il grande scrittore Andrea Camilleri è morto stamani all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era da tempo ricoverato

"Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali - si legge nel bollettino dell'ospedale -. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio".

Se ne è andato questa mattina alle 8,20 Andrea Camilleri, ad un mese esatto dal ricovero in rianimazione all’ospedale santo Spirito per arresto cardiaco. Da allora non si era più ripreso e le sue condizioni sono andare via via peggiorando, la sua fervida mente danneggiata in modo irreversibile. Dal 21 giugno i medici avevano interrotto i bollettini. Il grande scrittore è stato assistito con immenso amore fino alla fine dalla moglie E le tre figlie che si sono avvicendate nel reparto al secondo piano del più antico nosocomio d’Europa. Aveva 93 anni, da qualche settimana prima del malore si era fermato per una caduta con rottura di femore ma i suoi progetti non si erano arrestati tanto che Nene come lo chiamavano gli amici avrebbe dovuto esibirsi pochi giorni fa a Caracalla.

Da qualche tempo aveva perso la vista, ma la capacità di raccontare era rimasta la stessa: ipnotica, teatrale, capace di mescolare ironia e dolcezza. Fino all’ultimo Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, ha continuato ad affabulare: le avventure di Montalbano, le memorie dettate alla sua assistente e agente Valentina Alferj anche quando non poteva più scrivere, i ricordi di una vita lunga, affrontata sempre stando dentro le cose, vivendo appieno il suo tempo con consapevolezza e generosità.

Raccontava che il suo libro, «Esercizi di memoria», uscito nel 2017 da Rizzoli «aveva rischiato di rimanere nel cassetto» e non per via della cecità, ma perché, con umiltà, lui che aveva venduto milioni di copie ed era in grado di attirare folle a ogni incontro, si chiedeva a chi potessero interessare quelle storie private.


Ancora lo si poteva incontrare per il quartiere Prati, quando faceva la passeggiata fino al mercato per fare la spesa. "Poi quando ho perso la vista non ci sono più potuto andare" raccontava, "e mi dispiace, ma la gente per me ha un affetto commovente.

 La gratitudine per lo scrittore, creatore del commissario più amato e coscienza civile, era grande. La popolarità, spiegava, agli inizi lo sorprendeva "poi ho capito che è bello confrontarsi con i fan irriducibili che ne sanno più di te, anche se mi sono successe le cose più strane. Le donne sono lettrici avide, mi rimproverano per Livia. La situazione più curiosa? Una signora, dopo la presentazione di un libro, mi ha chiesto: 'Le posso accarezzare le sopracciglia?'". 

Se ne è andato questa mattina alle 8,20 Andrea Camilleri, ad un mese esatto dal ricovero in rianimazione all’ospedale santo Spirito per arresto cardiaco. Da allora non si era più ripreso e le sue condizioni sono andare via via peggiorando, la sua fervida mente danneggiata in modo irreversibile. Dal 21 giugno i medici avevano interrotto i bollettini. Il grande scrittore è stato assistito con immenso amore fino alla fine dalla moglie E le tre figlie che si sono avvicendate nel reparto al secondo piano del più antico nosocomio d’Europa. Aveva 93 anni, da qualche settimana prima del malore si era fermato per una caduta con rottura di femore ma i suoi progetti non si erano arrestati tanto che Nene come lo chiamavano gli amici avrebbe dovuto esibirsi pochi giorni fa a Caracalla.

Da qualche tempo aveva perso la vista, ma la capacità di raccontare era rimasta la stessa: ipnotica, teatrale, capace di mescolare ironia e dolcezza. Fino all’ultimo Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, ha continuato ad affabulare: le avventure di Montalbano, le memorie dettate alla sua assistente e agente Valentina Alferj anche quando non poteva più scrivere, i ricordi di una vita lunga, affrontata sempre stando dentro le cose, vivendo appieno il suo tempo con consapevolezza e generosità.

 Raccontava che il suo libro, «Esercizi di memoria», uscito nel 2017 da Rizzoli «aveva rischiato di rimanere nel cassetto» e non per via della cecità, ma perché, con umiltà, lui che aveva venduto milioni di copie ed era in grado di attirare folle a ogni incontro, si chiedeva a chi potessero interessare quelle storie private.

 Andrea Camilleri è stato autore di oltre cento libri, tutti pubblicati in età matura. «Un filo di fumo», uscito da Garzanti nel 1980, fu il primo di una serie di romanzi storici ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, a cui erano seguiti «La strage dimenticata», «La stagione della caccia», «La bolla di componenda». Erano libri di nicchia, che piacevano ai lettori più raffinati. Camilleri aveva portato a Leonardo Sciascia i documenti della «Strage dimenticata» perché gli sembravano molto in linea con il genere a cui l’autore del «Giorno della civetta» si dedicava in quegli anni, cioè la ricostruzione di vicende storiche emblematiche ma dimenticate. Sciascia lo invitò a scrivere quella storia lui stesso e lo presentò a Elvira Sellerio con cui Camilleri instaurò un lungo e affettuoso sodalizio durato fino alla fine.

Del 1994 è la nascita del commissario Montalbano con «La forma dell’acqua», primo libro della serie. Nel 1998, il fenomeno esplose con la serie televisiva interpretata da Luca Zingaretti imponendosi come uno dei casi editoriali più significativi degli ultimi vent’anni. Con le avventure del commissario e dei suoi colleghi Augello, Fazio, Catarella e gli altri, Camilleri è riuscito a portare tutti, anche i lettori del Nord, nella Sicilia bianca e azzurra, quella del ragusano, da cartolina, ma reale. Lo ha fatto con quel suo dialetto reinventato, solo apparentemente difficile da capire, costringendo tutti a imparare il significato di parole come cabasisi, spiare, cataminarsi.

Venticinque milioni di libri venduti, per la serie di Montalbano su Rai 1, in vent'anni un miliardo di spettatori, ma la cosa che l'aveva reso "pienamente felice" era stato il debutto al teatro Greco, l'anno scorso - era l'11 giugno - quando portò in scena il mito di Tiresia. Aveva recitato come attore, da solo in scena. "Ora mi chiederanno di andare a Hollywood?", scherzava col produttore Carlo degli Esposti, suo complice in un'operazione che sulla carta sembrava complicatissima. Invece Camilleri non aveva perso un colpo, e Alferj, pronta a suggerire una frase, una parola, una battuta, non era mai dovuta intervenire


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