Radio Radicale. Pochi giorni ancora per salvarla. Stampa ed esponenti della cultura schierati per la sopravvivenza della radio che "ha formato milioni di coscienze"

di redazione 20/04/2019 CULTURA E SOCIETÀ
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Uno spiraglio per Radio Radicale avviata verso la chiusura, tra un mese, per il mancato rinnovo della convenzione da parte del governo? Una gara? Un proroga di sei mesi? C’è davvero una soluzione?

A dare corpo a una qualche flebile speranza è un articolo de la Repubblica che in una cronaca raccoglie - unitamente al Tg5 - dalla Presidente del Senato, Elisabetta Castellati, questo pensiero riportato tra virgolette:

“Bisogna scongiurare la paventata chiusura di Radio Radicale salvaguardando il pluralismo dell’informazione. E questo - dice a Repubblica e al Tg5 - è anche il miglior modo per onorare la memoria di Bordin”. È di fatto un appello. Agli uomini di buona volontà. E armati delle migliori intenzioni. “In questo senso, anche una proroga di sei mesi della convenzione sarebbe ben vista dalla presidente» interpreta il giornale.

 Manifestazioni di solidarietà (domenica di Pasqua in piazza), di quelle trasversali “dal Pd ad alcuni leghisti a qualche isolato grillino” e poi la staffetta di digiuno che ha raggiunto quota 62 adesioni.

Sono già 50 i giorni di digiuno consecutivo per il leader dei Radicali lucani e dirigente nazionale del partito, Maurizio Bolognetti. L’obiettivo che si è posto è quello di scongiurare la chiusura di Radio Radicale per la quale il governo nazionale ha deciso di non rinnovare la convenzione.

La protesta di Bolognetti iniziata alle 23,59 del 27 febbraio scorso finora non ha sortito effetto. Ma la solidarietà, in particolare dalla Basilicata, si afferma giorno dopo giorno: sui social il digiuno del radicale lucano è diventato “virale”.

Ogni mattina Bolognetti pubblica sul proprio profilo Facebook il certificato medico che ne accerta lo stato di salute, sempre più affaticato. Tanto più che negli ultimi giorni ha rinunciato anche alla dose giornaliera di 300 calorie.

Intanto sono centinaia gli attestati di affetto da parte di cittadini e rappresentanti istituzionali. E sono anche tanti coloro che chiedono a Bolognetti di fermare la protesta per salvaguardare la propria salute.

Anche Emma Bonino ha rinnovato il proprio appello al Presidente del Consiglio Conte, ieri nell’aula del Senato, pregandolo “di ripensare alla decisione che avete preso: fate una gara… lo dico anche al sottosegretario Crimi. Questa sessione non sarà in diretta su Radio radicale perché per un giorno o forse per due ha deciso di dedicare tutto lo spazio programmato in ricordo di Massimo Bordin. Però sarà dovutamente registrata, archiviata in questo gioiello che è l’archivio di Radio Radicale e potrà essere ascoltata nei prossimi giorni o anni”, ricordando che cambiare idea è segno di forza e non di debolezza. Dal governo per ora nessuna replica.

“A smarcarsi, lasciando aperto uno spiraglio di speranza, è Matteo Salvini”, che di Radio Radicale è un ascoltatore fedele, ricorda la Repubblica, che riporta anche una dichiarazione dello stesso vicepremier e ministro dell’Interno: “Io, e lo proporrò anche agli amici 5Stelle, preferirei che chi di dovere tagliasse i mega stipendi in Rai. Ci sono decine e centinaia di persone pagate da tempo per fare poco o niente. Prima di chiudere voci che informano, io andrei a guardare laddove ci sono sprechi di denaro pubblico”. Frase sibillina. “Tuttavia i leghisti che hanno aderito alla raccolta di firme per la Radio, avviata da Giuseppe Basini, si fermano a 24».

Insomma, la strada – sull’onda della commozione per la perdita di Massimo Bordin – potrebbe essere “in Parlamento un emendamento al decreto crescita che proroghi la convenzione per altri sei mesi”.

Federazione nazionale della stampa

Il sindacato «auspica che gli appelli che si stanno moltiplicando in queste ore si trasformino in atti concreti per salvare l’emittente», rilevano il segretario Lorusso e il presidente Giulietti. «Persino nel Movimento 5 Stelle e nella Lega c’è chi ritiene condivisibile la nostra battaglia», rimarca il direttore Alessio Falconio. Domenica a Roma una ‘maratona oratoria’ per salvare la radio.
 
«Ha formato la coscienza civile e accompagnato la passione politica di tanti cittadini. Porteremo con noi la sua umanità e la sua professionalità». Il direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, ha aperto con questo ricordo di Massimo Bordin la conferenza stampa convocata nella sede della Fnsi per chiedere di non spegnere la voce dell’emittente, a rischio chiusura a seguito della decisione del governo di non rinnovare la convenzione fra l’emittente e il ministero dello Sviluppo Economico.
 

Ancora  in parlamento è stata ricordata la figura di Bordin e ribadito l’appello al governo a non tagliare i fondi a Radio Radicale.

Il 20 maggio scadrà la convenzione e il sottosegretario Crimi, parlando anche a nome del Mise ha detto che non verrà né prorogata né rinnovata. A Palazzo Madama non hanno voluto calendarizzare una mozione in favore di Radio Radicale», ha spiegato Falconio.

C’è però «un fronte in parlamento che si è schierato per la sopravvivenza dell’emittente. Anche la presidente del Senato ha auspicato che la radio sopravviva. Alcuni consigli regionali hanno approvato mozioni in favore di Radio Radicale. Il vicepresidente del Csm, Ermini, ha auspicato la sopravvivenza del nostro servizio pubblico. E persino tra i parlamentare del Movimento 5 Stelle e della Lega c’è chi ritiene condivisibile la nostra battaglia. Ora speriamo che tutte queste prese di posizione si trasformino in atti concreti».

Il direttore ha poi lanciato l’appello alla mobilitazione: domenica di Pasqua, una ‘maratona oratoria’ in piazza della Madonna di Loreto, dalle 11 alle 13, per salvare Radio Radicale.

«Radio Radicale appartiene alla storia democratica di questo Paese. Incarna i valori del pluralismo informativo. Ha dato voce a tutti anche a chi non ne condivide il pensiero. È una voce che non può essere spenta da un provvedimento dettato da ragioni ideologiche che vanno nella direzione opposta a quella dei diritti sanciti nella prima parte Costituzione», ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.

«Per questo – ha proseguito – la Fnsi auspica che gli appelli che si stanno moltiplicando in queste ore si trasformino in atti parlamentari, atti concreti per salvare Radio Radicale. Sarebbe un segnale di inversione di tendenza che consentirebbe anche di affrontare in maniera più serena il confronto nell’ambito degli Stati generali dell’editoria. Perché non si può prima cancellare voci e posti di lavoro tagliando i fondi e poi aprire il confronto. Se l’impostazione è questa vuol dire che si immaginano gli Stati generali come qualcosa di già scritto e di cui dobbiamo prendere atto. Noi andremo lì con nostre proposte che sono esigenza di dar voce a minoranze, differenze e diversità. Perché questo significa democrazia. Questo significa pluralismo. Come ha più volte detto il presidente Mattarella».


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