IL Fondo monetario pessimista sulle stime di crescita dell'economia italiana

di redazione 09/04/2019 ECONOMIA E WELFARE
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Sul tavolo del governo che si riunisce per approvare il Documento di economia e finanza piomba l'ennesima sforbiciata alle stime di crescita dell'Italia. Arriva dal Fondo monetario internazionale, che abbassa di 0,9 punti percentuali (rispetto al documento di ottobre 2018) la previsione di progressione del Pil tricolore nel 2019, portandola a un misero 0,1 per cento: stessa cifra che dovrebbe indicare il governo, fatto salvo un ulteriore +0,1 legato alle recenti misure per la crescita. Per il 2020, invece, il Fmi non opera variazioni e lascia invariato lo 0,9 per cento. Già in itinere, comunque, gli economisti di Washington aveva abbassato le stime sull'Italia: nel gennaio scorso accreditavano il Belpaese di una crescita dello 0,6 per cento e lo indicavano tra i rischi globali.

Da allora, la musica non è cambiata né a livello globale che locale. Nella sua diagnosi planetaria, il Fondo ricorda che l'economia dell'Eurozona ha perso spinta più delle attese e che la fiducia sia di imprese che di consumatori si è deteriorata. Su tutto, come ha ricordato lo stesso Tria più volte, pesa il rallentamento tedesco dovuto in buona parte alle difficoltà del comparto automobilistico, schiacciato dalle nuove regole sulle omologazioni. Ma - annota il Fmi in sintesi - anche in Italia "gli investimenti sono precipitati" e hanno tifato contro la crescita insieme all'ampliarsi degli spread.

Su tutto aleggiano poi le tensioni commerciali, che hanno depresso i mercati finanziari e chiamato la Fed a un nuovo atteggiamento accomodante: motivo fondamentale che ha consentito il recupero azionario nel primo trimestre del 2019. Alla luce di tutto ciò, Il Fmi ha tagliato la crescita globale dal 3,6 del 2018 al 3,3 per cento per quest'anno, 0,1 punti percentuali in meno della stima di ottobre. Per altro, si confida che ci sia un rafforzamento nella seconda parte dell'anno per arrivare a quel risultato: distensione sui mercati finanziari e pacchetto di stimoli in Cina ne sono i pilastriI rischi propendono sempre perché lo scenario volga al peggio. E l'Italia rientra tra i fattori che possono aggravare il quadro. La prima incognita sono le tensioni commerciali, che in caso di rapida risoluzione potrebbero sorprendere positivamente per la crescita. Ma le ultime notizie sulle mosse di Trumplasciano piuttosto propendere per una difficile gestione della partita. L'umore dei mercati finanziari - dicono ancora gli economisti di Washington - potrebbe poi volgere al brutto in poco tempo. Cosa potrebbe scatenare una fuga dagli asset più rischiosi? Una Brexit senza accordo; dati macroeconomici negativi a indicare un ulteriore rallentamento economico; "incertezza fiscale e rendimenti elevati in Italia - in particolare se associati a una recessione più violenta - con possibile contagio di altre economia dell'Eurozona".

Spiegando l'Outlook, la neo capo economista del Fondo, Gita Gopinath, ha rimarcato che la seconda parte del 2018 "è stata particolarmente debole per l'italia, era in recessione, e quella debolezza è arrivata anche nel 2019. La preoccupazione che resta è l'alto livello del debito, degli alti costi per le banche di finanziarsi e tutto questo è riflesso in investimenti più deboli in italia". Secondo Gopinath sono questi i rischi da tenere presenti, "specialmente per la crescita è debole, non solo in termini reali ma anche nominali, cosa che significa che ci aspettiamo un aumento del rapporto tra debito e pil in italia".

Nell'area della moneta unica, la crescita è vista rallentare all'1,3 per cento quest'anno (dall'1,8 dell'anno scorso e 0,6 punti in meno di quanto stimato a ottobre), per poi rafforzarsi solo leggermente all'1,5 per cento nel 2020. Anche nella parte di rapporto dedicata a questa fetta del mondo, il Fmi ricorda come la crescita sia peggiorata particolarmente per alcune economie tra le quali si citano la Germania, la Francia e proprio l'Italia: domanda interna debole e spread elevati sono i fattori negativi indicati. Per altro, proprio ai rendimenti alti è collegato il rischio di "mettere sotto pressione le banche, pesare sull'attività economica e peggiorare la dinamica del debito pubblico". Come spesso accade, al Belpaese (insieme con Francia e Spagna) è chiesto di ricostruire spazio fiscale, ovvero disciplina nei conti, per non riaccendere quella spirale mortale di surriscaldamento dei Btp e incertezza nel mondo bancario.

Tra le ricette diffuse nel report, il Fmi torna a suggerire all'Italia di decentralizzare la contrattazione del lavoro, con l'effetto auspicato di migliorare i salari e la produttività e contemporaneamente aumentare occupazione e flessibilità.


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