8 Marzo. Da difendere i diritti globali delle donne. Femminicidi ancora triste cronaca quotidiana

di redazione 08/03/2019 CULTURA E SOCIETÀ
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E' un 8 marzo di lotta per reclamare diritti, "uno sciopero generale femminista" per quello che vede le tante piazze italiane, ma anche in altri 60 paesi, colorarsi di rosa.

Nel giorno della vigilia dell'8 marzo sono stati due i femminicidi nell'arco di poche ore e data l'emergenza in continua ascesa, anche per gli stupri, il vice-premier Luigi Di Maio ha annunciato un inasprimento delle pene "per ogni forma di violenza contro le donne" spiegando che ci sta già lavorando con il ministro Bonafede, mentre in Commissione Giustizia della Camera è stato approvato un testo base contro la violenza alle donne che ricalca il cosiddetto "codice rosso".

Quello di oggi sarà "un grido globale per far sentire il peso di una giornata senza di noi. Sarà sciopero in tutto il mondo: bloccheremo le città, i luoghi di lavoro, le case" hanno spiegato le attiviste di 'Non una di Meno' che nella Capitale hanno promosso molti appuntamenti.

L'evento clou della giornata è previsto alle 17 a Roma da piazza Vittorio, dopo le donne ma non solo, sfileranno fino in piazza Madonna di Loreto, a pochi passi da piazza Venezia al grido di "Non una di meno". Un corteo che ribadirà la richiesta del "ritiro immediato" del Ddl Pillon su separazione e affido, che contesterà "la violenza razzista e istituzionale della legge Salvini" contro i migranti, per dire basta alla violenza sessuale e ai femminicidi.

"Scioperiamo per inventare un tempo nuovo. Se le nostre vite non valgono - dicono nella piattaforma -, noi scioperiamo!".

E se l'8 marzo 2019 è sempre meno festa, rimangono invariate le tradizioni, o forse le abitudini, visto che stando ai dati della Cia-Agricoltori italiani" si stima un aumento delle vendite delle mimose del 7% in Italia, con quasi 13 milioni di 'mazzetti' da acquistare per regalare a compagne, amiche, colleghe, mentre per la Coldiretti domani ci saranno mimose e fiori per quasi 1 donna su 3 (34%).

Proclamato lo sciopero anche da sindacati di base e autonomi e lo slogan scelto lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per celebrare quest'anno la Giornata internazionale della donna con una iniziativa nazionale unitaria, in programma a Roma. 'Si chiamerà futura. La contrattazione di genere protagonista del cambiamento'. In molte strutture sanitarie pubbliche saranno possibili screening gratuiti, non mancheranno mostre ad hoc ed escursioni.

lavoro e carriera grave il gap

A Cura Di Enrica Di Battista  07 marzo 201920:47

E' una Festa della Donna segnata ancora dalla violenza: solo dall'inizio dell'anno sono dieci le donne uccise, due quelle ferite in modo grave. Una strage che non ha fine: nel 2018 sono state uccise oltre 100 donne, quasi sempre da compagni, ex mariti o fidanzati. Sono 7 milioni le donne picchiate, maltrattate o violentate. 

Violenza donne, da inizio anno sono gia' 8 le vittime

Anche le parole pesano, ancor più se un linguaggio sbagliato viene utilizzato per descrivere la violenza contro le donne. Troppo spesso si legge ancora "omicidio passionale", quando l'amore o la passione non c'entrano proprio. Per aumentare la consapevolezza dei professionisti dell'informazione è stato messo a punto un decalogo di stereotipi e luoghi comuni da non usare mai.

Pochi giorni fa un'altra ferita nel cuore delle donne. Una 'tempesta emotiva' determinata dalla gelosia ha infatti attenuato la responsabilità di chi ha ucciso una donna in Emilia Romagna: anche sulla base di questo ragionamento la Corte di appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo, 57 anni, reo confesso dell'omicidio di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese e che strangolò a mani nude il 5 ottobre 2016 a Riccione.

C'è un altro esercito di vittime invisibili, i figli orfani dei femminicidi: in 15 anni in Italia sono oltre 2 mila, la maggior parte ragazzini tra i 5 e 14 anni che si trovano ad affrontare le devastanti conseguenze di questi delitti dopo avere magari per anni assistito impotenti ad abusi e violenze fisiche o psichiche. E spesso ne sono stati anche vittime. 

Un gruppo di 25 esperte di associazioni, coordinate da D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), si sono unite per approfondire lo stato dell'applicazione della Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Le esperte lamentano una legislazione inefficace riguardo al problema della violenza di genere e quella assistita dai bambini, risorse inadeguate e finora nessun bando nazionale previsto dal governo sul finanziamento dei centri antiviolenza. 

La ministra Giulia Bongiorno ha assicurato che entro l'anno verrà approvata la nuova legge "Codice rosso", per garantire tempi brevissimi di protezione ad una donna che denuncia una violenza.

Se si considera tutto questo, è difficile definire l'Italia un Paese a misura di donne. La strada è ancora lunga, se si leggono i dati sull'accesso femminile al mondo del lavoro, le differenze nella retribuzione con i colleghi maschi e la possibilità di carriera.

Un fenomeno che certamente non riguarda solo l'Italia ma che vede il nostro Paese avere un'indecorosa maglia nera in Europa, ad esempio sulle differenze occupazionali e retributive. "Le donne devono avere accesso all'istruzione e al mercato del lavoro nello stesso modo in cui lo hanno gli uomini. C'è un significativo gap nell'accesso al mercato del lavoro fra uomini e donne. Ci sono disparità anche nei salari'', ha ricordato di recente la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, ribadendo come una vera parità possa fare solo bene alla crescita economica e culturale.

Disparità evidenti non mancano in politica. L'European Parlamentary Reserach Service (EPRS), istituto per le ricerche dell'Europarlamento, segnala infatti che le donne nel Parlamento europeo sono il 36,1% (dati Febbraio 2019). In Europa solo il 30% dei membri dei parlamenti nazionali è costituito da donne e solo tre Paesi membri su 28 (Svezia, Finlandia, Spagna) hanno Camere più bilanciate con oltre il 40% di donne. Solo nel 2036, andando avanti di questo passo, si potrà raggiungere una vera parità di opportunità nei Parlamenti nazionali europei, sottolinea l'EIGE (istituto europeo per l'uguaglianza di genere, dati 2016). 


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