La casa di Jack ed il "caso" Lars Von Trier.

Riflessioni su alcune problematiche della distribuzione cinematografica in Italia.

di EMILIANO BAGLIO 02/03/2019 ARTE E SPETTACOLO
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LE DUE VERSIONI DEL FILM

La casa di Jack, l’ultima opera di Lars Von Trier, ha due versioni.

La prima dura 152 minuti ed è quella che è stata distribuita nella maggior parte dei paesi.

La seconda, il director’s cut, dura 155 minuti ed è la copia presentata prima a Cannes e poi in altri Festival.

Il director’s cut è stato distribuito, in un’unica giornata, negli Stati Uniti senza il visto della censura; fatto che ha dato vita ad una lunga diatriba legale.

Grazie all’impegno di Videa l’Italia è dunque, al momento, uno dei pochi paesi al mondo dove sono arrivate nei cinema entrambe le versioni.

Avendole viste entrambe possiamo assicurare che i tagli sono veramente minimi e praticamente inconsistenti. Si tratta di pochissimi minuti per una manciata di inquadrature.

 

LA PRESUNTA CENSURA

Nonostante le differenze minime tutti i grandi giornali hanno parlato a sproposito di censura.

In realtà i tagli operati sono stati decisi d’intesa con Von Trier.

Lo stesso regista non è nuovo a simili vicende.

La stessa cosa era già avvenuta per Nymphomaniac, solo che in quel caso erano stati tagliati ben 90 minuti ed il director’s cut non era mai arrivato nelle nostre sale.

Eppure nessuno si era stracciato le vesti gridando alla censura.

Segno evidente che Videa sa fare il proprio mestiere ed è riuscita a creare un caso dal nulla.

La nostra stampa si è semplicemente accodata creando uno scandalo inesistente.

Lo stesso uso della parola censura appare insensato.

Parliamo di censura quando un film viene arbitrariamente tagliato dalle apposite commissioni o dai produttori stessi senza che l’autore venga coinvolto.

Con i due citati film di Von Trier questo non è mai accaduto.

 

IL DIVIETO AI MINORI DI 18 ANNI

Probabilmente si è confusa la censura con il fatto che entrambe le versioni siano state vietate ai minori di 18 anni.

Su questo bisognerebbe riflettere.

Viviamo in una realtà in cui, grazie alla rete (ma non solo), tutto (o quasi) può essere visto, gratis e da chiunque senza limiti di età.

La stessa versione “tagliata” de La casa di Jack è da tempo disponibile, sottotitolata in italiano, su internet. Chiunque la può vedere in streaming o la può scaricare.

A noi sembra che vietare qualcosa che può essere facilmente reperito da chiunque sia semplicemente ridicolo ed anacronistico.

Tuttavia nessuno si è posto il problema se oggi abbia ancora senso vietare un film al cinema. Gli stessi bollini e divieti televisivi ci sembrano fuori dal tempo, sia perché esiste il parental control sia perché si cerca di controllare, magari con l’intento di tutelare i bambini, qualcosa che oramai non è più controllabile.

Non è un caso che sempre più spesso le legislazioni stiano cercando di fermare il libero scambio di materiale audio e video sulla rete.

In questo caso, forse, avrebbe senso parlare di censura.

Qualcuno potrebbe obiettare che il libero scambio nuoce al diritto d’autore, ammesso che l’autore ne goda veramente e non siano altri a guadagnarci sopra.

La risposta, come in altri campi, sin’ora non è stata quella di regolamentare ma di proibire.

Un’assurdità soprattutto nel momento in cui il proliferare di piattaforme permettono a tanti film di essere visti quando invece sarebbero destinati all’invisibilità.

Se si vuole contrastare la pirateria l’unico modo è quello di offrire contenuti a prezzi accessibili, non proibire il libero scambio.

E se si vuole salvare il cinema in sala bisogna investire nella produzione, nella distribuzione, nella tutela degli esercenti e dei cinema che una volta si sarebbero definiti d’essai oggi fagocitati sempre di più dalle multisala che offrono sempre e solo gli stessi titoli di (presunto) sicuro incasso.

 

LA DISTRIBUZIONE DEL FILM

Come già detto l’Italia sarà uno dei pochi paesi dove sarà possibile vedere entrambe le versioni de La casa di Jack.

Con nostra somma soddisfazione Videa ha deciso di distribuire il director’s cut solo il lingua originale con sottotitoli.

Diciamolo subito, chi scrive è assolutamente favorevole ai film in lingua originale.

Tuttavia, dato che i tagli sono minimi (e per lo più privi di battute) non si capisce cosa abbia impedito il doppiaggio anche del director’s cut.

Come sfuggono i motivi per i quali, invece, la versione tagliata sia stata distribuita solo doppiata.

Non è la prima volta che succedono cose simili. Sempre più spesso le case di distribuzione (Videa è maestra in ciò) offrono la possibilità all’esercente di scegliere tra film doppiati ed in lingua.

L’impressione è che si voglia creare una sorta di doppio mercato parallelo.

L’inganno però è dietro l’angolo.

Tranne rare eccezioni i cinema scelgono sempre la versione doppiata.

Il presunto doppio mercato non esiste, si preferisce andare sul sicuro.

Probabilmente gli incassi suggeriscono che la scelta di vedere i film in lingua originale riguardi una minoranza di spettatori.

Tuttavia ci sembra che sia difficile fare un’analisi seria quando la distribuzione di film il lingua è così limitata e sparuta.

Possibile che il pubblico continui a preferire i film doppiati? Possibile che il popolo di cinefili che vuole vedere il film così come concepito dal regista abbia così poco potere? Ma soprattutto siamo sicuri che, soprattutto per film d’autore come in questo caso, le persone non siano disposte a vedere il film sottotitolato e che addirittura non possano preferire questa seconda opzione?

Noi crediamo che il pubblico vada anche abituato a vedere i film in lingua e che sia da auspicarsi una sempre maggiore diffusione di tale possibilità.

In ogni caso, comunque la si pensi, la scelta di Videa puzza di bruciato, perché è impossibile che non conoscesse la realtà del mercato in Italia.

Dare la possibilità di scegliere, nel caso de La casa di Jack, ha significato di fatto condannare il director’s cut all’invisibilità.

Che senso ha una simile operazione? Quella di scaricare la colpa sugli esercenti facendosi belli e dicendo “noi ci abbiamo provato poi se nessuno lo vuole?”, oppure si è trattato di un mezzo per generare attesa, dibattito, falsa polemica ed incassare ancora di più con dvd e blu-ray?

Qualcuno dovrebbe rispondere a queste domande. Perché la copia tagliata è circolata solo doppiata e l’altra solo in versione originale? Possibile che nessuno se lo chieda?

Inoltre ha senso distribuire la copia tagliata solo ora (il film è stato presentato a Cannes a maggio) quando da mesi la stessa è disponibile sottotitolata e gratis in rete?

Siamo tutti d’accordo che il cinema in sala sia un’altra cosa (e La casa di Jack va visto su grande schermo) ma è una strategia vincente di lotta alla pirateria? Abbiamo i nostri dubbi.

 

LO SCANDALO DE LA CASA DI JACK

In conclusione bisognerebbe parlare del film, l’unica cosa che conti. Brevemente ci sentiamo di dire; andatelo a vedere perché è un’opera grandissima.

Tuttavia è impossibile non parlare della presunta violenza presente in esso e dell’abbandono della proiezione a Cannes da parte del pubblico da cui è cominciato tutto.

Ognuno ha la propria sensibilità.

Noi crediamo che se c’è “scandalo” ne La casa di Jack questo non sta certo negli omicidi compiuti dal protagonista pieni di spietato humor nero.

È altrove che Lars Von Trier sfodera le sue armi, ovvero nei dialoghi tra Jack (Matt Dillon) e Vierge (Bruno Ganz per l’ultima volta sullo schermo).

Quando parla di bellezza a proposito del suono degli stuka, quando afferma che l’uomo è sempre considerato il colpevole e la donna sempre la vittima.

Quando parla della teorie di Albert Speer, architetto personale di Hitler. Quando infine parla di icone e cita i grandi dittatori del nostro secolo.

Sta qui lo scandalo e la provocazione di Lars Von Trier. Alle volte, certo, si ha l’impressione che il regista stia giocando sulle accuse che da sempre gli vengono mosse (dichiarazioni sciocche sul nazismo, presunta misoginia), altre volte è chiaro che la provocazione è voluta. Ma per la maggior parte del tempo questa è la parte più interessante del film, quella sulla quale si eserciteranno storici e critici del cinema (ma non solo) se e quando vorranno analizzare seriamente il pensiero di Lars Von Trier.

 

EMILIANO BAGLIO


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