FESTA DEL CINEMA DI ROMA. In concorso: Il mistero della casa del tempo

Un perfetto film per ragazzi (ma non solo) pieno di invenzioni visive e di magia.

di Emiliano Baglio 20/10/2018 ARTE E SPETTACOLO
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Lewis Barnavelt (Owen Vaccaro) è un bambino di 10 anni che ha appena perso i genitori ed è quindi stato invitato dallo zio Jonathan (Jack Black). Il nuovo parente è decisamente bizzarro visto che si presenta in un kimono che tutti scambiano per una vestaglia. Anche la sua casa ha qualcosa che non va. Innanzitutto è piena zeppa di orologi che tra l’altro segnano ognuno un’ora diversa. Poi le vetrate hanno disegni che sembrano prendere vita, così come le poltrone. Anche le carte, durante una partita a poker, cambiano il seme davanti agli occhi stupefatti del ragazzino. Di notte poi si sentono i rintocchi di un misterioso orologio che scuote le mura della villa e lo zio vaga per la casa con fare sospetto. È evidente che nasconde un segreto, visto che la mattina dopo sta bisbigliando qualcosa con la vicina Florence (Cate Blanchett).

Comincia così il nuovo film di Eli Roth, divenuto famoso grazie a titoli come Cabin fever ed Hostel che dopo una serie di progetti poco convincenti sembra essere tornato in piena forma.

Stavolta il regista americano ha deciso di portare sullo schermo La pendola magica, un classico della letteratura d’infanzia, confezionando un film per ragazzi come non se ne vedeva da tempo.

A dominare la pellicola è la magia. Sia Jonathan che Florence, infatti, sono due maghi così come il loro amico Isaac che dopo essere diventato malvagio ha nascosto da qualche parte un orologio che, quando entrerà in funzione, provocherà la fine del mondo.

Lo strano e variopinto terzetto dovrà trovarlo e fermarlo prima che sia troppo tardi.

Eli Roth nella sua nuova pellicola si è scatenato in una serie di roboanti invenzioni visive, tra cespugli a forma di leoni alati che prendono vita, manichini che improvvisamente si animano, poltrone semoventi, attacchi di zucche assassine, morti (Isaac) che tornano in vita e streghe che cambiano aspetto a loro piacimento.

 Il mistero della casa del tempo ha il sapore dei film di avventura rivolti ad un pubblico giovane di quelli che si facevano una volta. Jack Black interpreta per l’ennesima volta un adulto mai cresciuto, simpatico e pasticcione. Cate Blanchett è perfetta nell’incarnare la sua amica apparentemente austera ed algida ma in realtà segnata dal dolore ed è irresistibile quando si lascia andare ad ardite acrobazie. Un cast perfetto al servizio di una storia che vuole solo intrattenere e divertire trasportandoci in un mondo magico dove tutto è possibile.

Tuttavia, come in ogni favola che si rispetti, dietro la girandola impazzita di continue trovate stupefacenti, si nasconde un messaggio.

I tre protagonisti dell’avventura sono tre cigni neri, come dice Jonathan confondendosi con le pecore. Tutti e tre sono degli esclusi. Jonathan ha dovuto abbandonare la famiglia, Florence ha perso i suoi poteri a causa delle terribili perdite familiari e Lewis, armato di occhialoni come il suo eroe televisivo preferito, è talmente emarginato dai compagni di classe che quando si tratta di giocare a pallacanestro gli viene preferito un compagno poliomielitico con tanto di stampelle.

Quello che ci può salvare dall’emarginazione, sembra volerci dire Roth, è il potere dell’immaginazione che può farci compiere gesti straordinari trasformandoci in eroi, facendoci superare i nostri limiti ed insegnandoci ad accettarci per quello che siamo, andando fieri della nostra diversità.

Sino a scoprire che la famiglia è quella che uno si sceglie e si basa non tanto sui vincoli di sangue quanto sull’affetto che ci lega, sulla capacità di aiutarci l’uno con l’altro e sul superare insieme le difficoltà.

A quel punto uno può anche fregarsene della cattiveria dei compagni di classe ed avvicinarsi a quella ragazzina amante degli insetti emarginata come noi.

Potrebbe sembrare strano, ma tra un’avventura e l’altra il messaggio del regista è forte e chiaro. In fondo anche un perfetto film per famiglie, divertente e disimpegnato, può nascondere, sotto sotto, un aspetto politico.

Avercene di cinema d’evasione fatto così bene.

 

EMILIANO BAGLIO


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