Caso Cucchi. Testimonia il carabiniere che accusò i suoi colleghi "Un ragazzo massacrato in caserma"

di redazione 15/05/2018 ROMA
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Nell'ottobre 2009, il maresciallo Roberto Mandolini "si è presentato in caserma: mi confidò che c'era stato un casino perché un giovane era stato massacrato di botte dai ragazzi, quando si riferì ai 'ragazzi', l'idea era che erano stati i militari che avevano proceduto all'arresto".

Così il maresciallo dei carabinieri Riccardo Casamassima in aula ribadisce le sue accuse ai colleghi nell'ambito del processo ai cinque carabinieri, tre dei quali accusati della morte di Stefano Cucchi. La conferma del pestaggio del giovane geometra romano, arrestato nell'ottobre 2009 e poi morto una settimana dopo in ospedale, proviene dal maresciallo Casamassima, uno dei teste chiave del processo, sentito oggi davanti alla prima Corte d'assise. "Per anni io e la mia famiglia abbiamo rincorso la verità, abbiamo atteso troppo. Ritengo che il principale responsabile di questa attesa sia il maresciallo Mandolini", commenta Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.
   


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