Eurostat. Divario redditi continua a crescere

di redazione 22/04/2018 ECONOMIA E WELFARE
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Si allarga il divario in Italia tra chi ha redditi più alti e chi non riesce ad arrivare alla fine del mese: il decile più povero delle popolazione - secondo le tabelle appena pubblicate da Eurostat - nel 2016 poteva contare infatti appena sull'1,8% dei redditi. Complessivamente quasi un quarto (il 24,4%) del reddito complessivo era percepito da appena il 10% della popolazione.

Rispetto al 2008, anno nel quale è iniziata la crisi, il decile più benestante ha accresciuto la sua quota di reddito (23,8%) mentre quello più povero ha registrato un crollo (era il 2,6%).

L'Eurostat segnala inoltre che in Italia il 40% della popolazione con i redditi più bassi nel 2016 aveva appena il 19,1% dei redditi complessivi (contro il 19,7% del 2015 e il 20,2% del 2010). La contrazione è stata avvertita anche nel resto del Vecchio continente, anche se in modo meno accentuato considerando l'insieme dei Paesi. Nella media europea calcolata sullo stesso periodo, il 40% della popolazione con redditi più bassi è passato dal 21,2% al 20,9% del reddito complessivo. Tra i Paesi dove questa disuguaglianza è meno accentuata c’è la Germania (con il 21,7% di reddito per il primo 40% più povero), mentre in Francia la percentuale è del 22,6%.

Dal lato opposto, il 40% più "ricco" percepisce in Italia il 63% del reddito disponibile, ma è soprattutto il dieci per cento più "benestante" che registra un vantaggio negli anni della crisi, con il 24,4% (23,8% la media Ue) del totale e una crescita dal 2008 di sei decimi di punto. Nello stesso periodo la media Ue per il decile più ricco si è ridotta di otto decimi di punto. Per quanto riguarda il coefficiente di Gini (quello introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini e che misura la diseguaglianza della distribuzione del reddito), in Italia è passato dal 31,7 del 2010 al 33,1 nel 2016. Il più alto è in Bulgaria (38,3), mentre il più basso è in Slovacchia (24,3).


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