Bonus 80 euro. Quasi due milioni di contribuenti lo hanno restituito. Il paradosso della restituzione per i redditi più bassi

di redazione 29/03/2018 ECONOMIA E WELFARE
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Un contribuente su sette ha dovuto restituire il bonus di 80 euro. Sono esattamente 1.721.632 i cittadini che hanno superato il limite di reddito previsto per ottenere il bonus o che presumibilmente hanno commesso errori nella dichiarazione dei redditi tali da far loro perdere il diritto al bonus.

In totale la somma restituita è pari a 479.563.000 euro, con una media di 280 euro pro capite. Nel 2016 il bonus di 80 euro era stato distribuito a 11,5 milioni di cittadini per un totale di 9,4 miliardi di euro. I dati sono stati pubblicati dal ministero dell'Economia. Sono poco più di due milioni, il 5,3, gli italiani che versano il 39 per cento dell'Irpef totale. Su oltre 40 milioni di contribuenti infatti soltanto il 5,3 per cento dichiara un reddito superiore ai 50.000 euro. Quasi la metà, il 45 per cento dichiara un reddito fino a 15.000 euro e quindi copre il 4,2 dell'Irpef totale. Sono solo 35.000, i cittadini che dichiarano un reddito complessivo maggiore di 300.000 euro. La metà dei contribuenti si colloca nella fascia tra i 15.000 e i 50.000 euro che dichiara il 57 dell'Irpef totale.

Sono comunque oltre 10 milioni i contribuenti che hanno un'imposta netta pari a zero dato che si collocano entro le soglie di esenzione. A questi si aggiungono i cittadini che vedono compensata la propria imposta netta dal bonus degli 80 euro per un totale di oltre 12 milioni di italiani che non versano l'Irpef.

Il Mef segnala la crescita del reddito medio dichiarato dai contribuenti italiani nel 2016. Il valore medio si è attestato intorno ai 20.940 euro, in crescita quindi dell'1,2 per cento rispetto all'anno precedente. Complessivamente, il reddito totale dichiarato è stato di 843 miliardi, in aumento di 10 miliardi rispetto al 2015. Nessuna grande sorpresa per la regione con reddito medio complessivo più elevato: si tratta ancora una volta della Lombardia (24.750 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (23.450 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.950 euro). I redditi dichiarati più alti sono quelli dei lavoratori autonomi. In media 41.740 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori, i titolari di ditte individuali, è molto inferiore, intorno alla metà: 21.080 euro. Molto vicino quindi a quello dei lavoratori dipendenti, pari a 20.680 euro. Più basso ancora quello dei pensionati: 17.170 euro.

Redditi più bassi per i lavoratori con contratto a tempo determinato che dichiarano, in media, 9.600 euro mentre chi ha conquistato un contratto a tempo indeterminato arriva a 23.476 euro. Interessante il dato sui «cervelli di ritorno». Proprio nel 2016 sono state introdotte agevolazioni per i lavoratori rimpatriati. Per loro i redditi medi lordi sono pari a 84.968, circa il quadruplo del reddito medio da lavoro dipendente. Nel caso dei ricercatori il reddito medio di 153.700 è 7 volte superiore al reddito medio da lavoro dipendente.

Oltre 412mila contribuenti con redditi annuali inferiori a 8mila euro hanno dovuto rendere allo Stato (in un’unica soluzione) un totale di quasi 90 milioni di euro. Il problema è ben noto a Palazzo Chigi e a via XX Settembre, tanto che proprio nel 2016, dopo che ilfattoquotidiano.it aveva raccontato le storie degli incapienti costretti a metter mani al portafogli per ridare soldi che non avevano nemmeno chiesto, il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan aveva promesso che avrebbe trovato il modo per “alleviare” quella beffa. O almeno consentire la restituzione a rate.

 

 

Qualche mese dopo, scrivendo la legge di Bilancio, si è però rimangiato quell’annuncio. E non ha rimediato nemmeno in seguito. Per esempio quando, nell’ultima finanziaria, ha modificato le soglie di reddito entro cui spetta il beneficio per evitare di far perdere gli 80 euro agli statali, ai quali nel frattempo è stato rinnovato il contratto concedendo aumenti medi di 85 euro al mese. A dimostrare che nulla è cambiato rispetto al 2015 sono i dati sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017, appena diffusi dal ministero dell’Economia. I beneficiari della detrazione Irpef di 80 euro, misura simbolo del governo dell’ex leader Pd, sono stati 11,5 milioni, per una spesa di 9,4 miliardi per le casse pubbliche. Il 50,2% dell’ammontare del bonus è andato ai dipendenti delle regioni settentrionali, seguiti da quelli dal Centro (20,3%) e Sud (20%). Oltre 1,7 milioni se lo sono visto però chiedere indietro e hanno restituito in totale 480 milioni di euro.

 E quasi 90, stando alle tabelle del Mef ordinate per classi di reddito, sono i milioni resi dai contribuenti “incapienti“, cioè talmente poveri che l’Irpef non la pagano e non hanno diritto alla detrazione. Gli altri a fine anno hanno scoperto di aver superato il tetto massimo di reddito, che fino al 2017 era fissato a 26mila euro, o di aver ricevuto un bonus troppo alto. E dire che nel frattempo il range di reddito entro cui si ha diritto al bonus, che inizialmente andava dagli 8mila ai 24mila euro con un decalage graduale tra i 24mila e i 26mila, è stato ritoccato: la legge di Bilancio per il 2018 ha alzato a 8.174 euro il reddito minimo necessario per avere gli 80 euro e portato a 24.600 euro il tetto. Questo per dribblare il rischio che gli statali che ne avevano diritto lo perdessero in seguito agli aumenti di stipendio previsti dal nuovo contratto. Nessun intervento è stato però previsto a favore di chi magari all’inizio dell’anno aveva un contratto e poi si è ritrovato disoccupato e sotto la soglia. E si è visto chiedere indietro i soldi, in una botta sola, dall’Agenzia delle Entrate.

Dalle dichiarazioni 2017 emergono anche altri dati interessanti. Per esempio che oltre 10 milioni di persone in Italia “hanno un’imposta netta pari a zero”. Si tratta prevalentemente di contribuenti con redditi compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni. Tra chi invece la dichiarazione la fa, il 45% comunica al fisco di aver incassato meno di 15mila euro. I più ricchi, stando a quanto reso noto al fisco, sono i lavoratori autonomi, con una media di 41.740 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 21.080 euro. Ma attenzione, non si tratta di magnati dell’industria bensì dei titolari di ditte individuali (srl, negozi) in gran parte senza personale alle proprie dipendenze. La tassazione dei redditi da capitale infatti non rientra nell’Irpef. “Sarebbe pertanto “improprio”, sottolinea il Tesoro, “utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei dipendenti”, che in media dichiarano 20.680 euro. I pensionati si fermano a 17.170 euro, con una crescita dell’1,8%.

 A crescere di più, nel 2016, sono stati però i redditi medi d’impresa (+5,3%) e da lavoro autonomo (+9%), anche per effetto dell’ampliamento dell’applicabilità del regime forfettario, nota il Mef: la fuoriuscita dalla tassazione ordinaria di imprenditori e lavoratori autonomi di piccole dimensioni, che dichiarano normalmente redditi bassi, determina infatti un aumento del reddito medio soggetto a Irpef ordinaria. Il reddito medio da lavoro dipendente rimane sostanzialmente stabile, ma se si includono i premi di produttività, per i quali nel 2016 è stata reintrodotta la tassazione sostitutiva, la variazione sale al +0,6%.


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