The Florida project. Un sogno chiamato Florida. L'ennesimo meraviglioso film di un regista semplicemente immenso.

di Emiliano Baglio 20/03/2018 ARTE E SPETTACOLO
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Monee (Brooklynn Prince) è una bambina di sei anni. Tutto per lei e per i suoi amici è un gioco. Un vecchio albergo abbandonato diventa un luogo da esplorare, i prati con le mucche luoghi magici dove compiere safari e persino pulire l’automobile sulla quale si è sputato diventa l’occasione per conoscere nuovi amici.

Non importa nemmeno se mancano i soldi. Monee può andare, con la madre Halley (Bria Vinaite), a vendere ai turisti profumi comprati al discount fingendo siano di marca. Può racimolare qualche spicciolo per comprarsi un gelato da dividere con gli amici e poi c’è sempre l’amica di sua madre Ashley che fa la cameriera e gli regala qualcosa da mangiare.

Però la vita intorno a Monee non è un gioco.

Lei ed i suoi amici vivono nei motel vicino a Walt Disney World in Florida. Una zona fatta di alberghi dai nomi fantasiosi e dai colori vivissimi in cui in realtà, vanno a finire tutti quelli che non ce l’hanno fatta.

Gli esclusi dal grande sogno americano che vivono in questo non luogo sono come i prodotti dei discount della zona che vendono quei giocattoli Disney che nessuno vuole più.

I genitori di questi ragazzini in realtà, data la giovane età, sono piuttosto degli amici che cercano di rimanere a galla come possono, con stratagemmi, lavoretti, piccole truffe sino a toccare sempre più il fondo finendo per offrire il loro corpo.

Le figure maschili sono praticamente assenti, solo uno dei bambini ha un padre.

Per tutto il resto c’è Bobby (Willem Dafoe), il supervisore dell’albergo.

Lui si prende cura del motel e dei suoi abitanti, ora proteggendo le giovani madri, ora i bambini, magari da qualche turista con chiare tendenze pedofile.

Alle volte è un complice, altre volte è un padre severo.

Sino a quando anche per lui non rimane che alzare bandiera bianca e dichiararsi sconfitto, quando la realtà bussa implacabile alla porta di Halley presentando il conto.

Allora non rimane che il suo sguardo capace di racchiudere un mondo intero dentro.

The Florida project è il primo film di Sean Baker che arriva nelle nostre sale. È la sua sesta opera, la seconda girata in pellicola e quella, per il momento, con il budget più grande.

Di lui, grazie al web, i cinefili hanno potuto ammirare i precedenti Starlet e Tangerine (girato con tre Iphone) ed hanno conosciuto così uno dei più grandi registi in circolazione.

Con The Florida project Baker abbandona i sobborghi di Los Angeles ma continua a raccontarci storie di emarginati. Continua ad esplorare il lato oscuro dell’America. Ci sbatte in faccia storie crude e dure e lo fa con una grazia ed una poesia rare, preziose e profonde. Il suo cinema è poesia pura.

Stavolta adotta il punto di vista dei suoi piccoli protagonisti, gira un film che ancora una volta sembra (quasi) totalmente improvvisato, tutto macchina a mano frenetica come l’esuberanza incontenibile di questi irresistibili monelli, il tutto ad altezza di bambino.

Ci mette davanti a scene di una crudezza insostenibile (come quando Halley si prostituisce), portandoci in un microcosmo di persone che provano a sopravvivere come possono, in misere stanze dove non c’è neanche una cucina per preparare un pasto caldo.

Ed ancora una volta il suo impietoso ritratto di quest’America marginale e dimenticata, sconfitta e perdente, ha una leggerezza poetica esplosiva che spesso ci strappa il sorriso.

Perché è impossibile non innamorarsi del cinema di Sean Baker e dei suoi personaggi e del suo modo di raccontarli.

Sino a quando appunto la favola non incontra la dura realtà.

Allora non resta che commuoversi dinnanzi al pianto disperato di Moone mentre dice addio alla sua amica e sperare ancora in un mondo diverso, in un futuro migliore e felice e mettersi a correre insieme alle due bambine verso Walt Disney World in una fuga che riporta automaticamente alla mente I 400 colpi di Truffaut ed il suo inno alla gioia e alla libertà.

Quindi non perdetevi The Florida project (per favore in versione originale visto il doppiaggio criminale). Andatelo a vedere con le persone alle quali volete ben, con i vostri figli, con i vostri amici, con i vostri genitori, con i vostri amori.

Spargete il verbo e parlate a tutti di questo regista immenso e di questo film meraviglioso.

Tenetevi strette le risate e le lacrime e non abbiate paura di stringervi a questo film come ci si stringe ad una coperta calda quando fa freddo.

 


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