La salute degli italiani. A due velocità, peggio al sud dove si vive 4 anni in meno rispetto al centro nord

di redazione 19/02/2018 ECONOMIA E WELFARE
img

L'Italia del Ventunesimo secolo è un Paese a due velocità.  In Italia si vive più a lungo a seconda del luogo di residenza o del livello d’istruzione. E a farne le spese sono le regioni del Sud dove le persone hanno una speranza di vita più bassa e questo accase in particolare in Campania. Se a Napoli l'aspettativa di vita è 80,6 anni a Rimini e a Firenze si arriva a 84. Fra gli italiani più longevi ci sono inoltre quelli più istruiti, mentre godono di peggiori condizioni di salute coloro che non raggiungono la laurea.

Disuguaglianze acuite anche dalle difficoltà di accesso ai servizi sanitari che penalizzano la popolazione di livello sociale più basso con un impatto significativo sulla prevenzione sulla capacità di diagnosticare rapidamente le patologie.  Nell'insieme dallo studio emerge che anche se il Servizio sanitario nazionale assicura nell'insieme la longevità degli italiani, non c'è ancora equità sociale e territoriale. L'allarme arriva dai dati dell'Osservatorio nazionale della salute nelle  regioni italiane, un progetto dell'Università Cattolica, e ideato 


"Il Servizio sanitario nazionale oltre che tutelare la salute, nasce con l’obiettivo di superare gli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese. Ma su questo fronte i dati testimoniano il sostanziale fallimento delle politiche adottate. Sono troppe e troppo marcate le differenze regionali e sociali, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita sia per la presenza di malattie croniche", commenta Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio. 
 
I dati parlano chiaro: in Campania nel 2017 gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne.

Scendendo nel dettaglio territoriale, il dato sulla sopravvivenza mette in luce l’enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa che palesano uno svantaggio di sopravvivenza di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente. Le Province più longeve sono quelle di Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio.

Colpisce anche la minor aspettative di vita che hanno le persone meno istrute, perché anche la laurea può fare la differenza. In Italia, un cittadino può sperare di vivere 77 anni se ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea. Tra tra le donne la differenza è minore, ma sempre significativa: 83 anni per le meno istruite, circa 86 per le laureate.

Anche le condizioni di salute, legate alla presenza di cronicità, mettono in evidenza differenze sociali importanti. Fra i 25 e i 44 anni la prevalenza di persone con almeno una malattia cronica grave è del 5,8% tra coloro che hanno un titolo di studio basso e del 3,2% tra i laureati. Questo divario aumenta con l’età, nella classe 45-64 anni, è il 23,2% tra le persone con la licenza elementare e l’11,5% tra i laureati.

• GLI ALTRI PAESI EUROPEI
Dai dati dell'Osservatorio nazionale della salute nelle  regioni italiane, emerge infine un confronto con alcuni altri Paesi dell'Unione Europea. Le disuguaglianze maggiori rispetto al livello di istruzione si riscontrano per i  sistemi sanitari di tipo mutualistico, dove si osserva che la quota di persone che sono in cattive condizioni di salute è di quasi 15 punti percentuali più elevata tra coloro che hanno titoli di studio più bassi. Il nostro Paese è quello che ha il livello di disuguaglianza minore dopo la Svezia, avendo 6,6 punti percentuali di differenza tra i meno e i più istruiti.
 


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali