I giovani dottori? Pagati con una pizza e una birra

di redazione 21/11/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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Repubblica riporta l'incredibile vicenda di centinaia di giovani medici e dottori che raccontano tramite i social network la loro esperienza di "apprendisti" professionisti sfruttati.

Pagati con pizza e birra. Quando va bene, con una cena o una lezione di sci. Gli incarichi sono i più diversi: copertura medica durante gli incontri sportivi, turni di 118, assistenza in reparto. I compensi risicati o persino in natura.

A raccontare le proposte più indecenti sono i dottori riuniti nel gruppo "Giovani medici anti sfruttamento". Una comunità di 2.300 iscritti nata su Facebook per condividere - ed evitare - offerte di lavoro a condizioni inadeguate e dalle retribuzioni insufficienti.

Una birra o una lezione di sci: il compenso è in natura. È quel che accade durante gli incontri di basket della serie B. Una squadra ha offerto pizza e birra a fine partita alla dottoressa che doveva garantire la copertura medica fissa. Non come gesto di cortesia nei confronti del medico di turno, ma come contropartita della sua prestazione professionale. A dispetto del codice deontologico, che vorrebbe l'onorario commisurato "alla difficoltà e complessità dell'opera professionale, alle competenze richieste e ai mezzi impiegati".

Le proposte, talvolta, arrivano dai medici stessi. È il caso del dottore che ha suggerito a un giovane collega un turno in un circolo turistico in Campania. Il pagamento consisteva in una cena per due, offerta dal proprietario del circolo. Non è andata meglio alla dottoressa contattata da un ente in cerca di assistenza medica in montagna. La paga? Una lezione di sci.

Al suq della medicina, dove la tariffa è da contrattare. "Storie come queste non sono tanto meno decorose di chi ti offre cinque euro l'ora", precisa la fondatrice del gruppo Lucrezia Trozzi. Perché se il compenso pattuito non è in natura, è la tariffa a lasciar desiderare. Tanto da diventare oggetto di vere e proprie contrattazioni. "Mi sentivo in un suq arabo", racconta. "Mi sono ritrovata a dover contrattare il mio onorario per una prestazione di 118, un servizio di emergenza per il quale seguiamo un corso di formazione di oltre mille euro. La responsabile della cooperativa che mi aveva chiamato voleva pagarmi ancora meno della tariffa praticata a Roma, che è di 16 euro l'ora. Poi, tramite passaparola, mi è arrivata un'altra offerta: servizio di ambulanza a una corsa di cavalli. Hanno cercato di convincermi che 13 euro l'ora fossero un compenso adeguato. È stata la prima volta che ho rifiutato un'offerta di lavoro. Mi sono detta che non potevo essere la sola in questa situazione e ho creato il gruppo su Facebook".

Tariffe minime contro la sanità low cost. Sui social esistevano già pagine simili per concordare turni e sostituzioni tra colleghi. A inizio novembre è nato Gmas, Giovani medici anti sfruttamento. Un gruppo chiuso, per tutelare i medici che denunciano offerte inique, che in dieci giorni ha sfiorato i 1.500 contatti. Basta richiedere l'iscrizione, indicando l'albo di appartenenza, per prender parte alla discussione.

"Ho aperto il gruppo perché mi sentivo sola e impotente - continua Lucrezia, che amministra la community insieme a Nicola Pescetelli - ho scoperto invece che ci sono tantissimi colleghi che la pensano come me". Le peggiori segnalazioni arrivano dalla Campania, dove i giovani in camice sono costretti ad accettare tariffari da 3,50 euro l'ora. Un post dopo l'altro, il gruppo ha raccolto iscritti da tutta Italia, coinvolgendo giovani professionisti e studenti all'ultimo anno di Medicina. Da Udine ad Agrigento.

"L'obiettivo non è denunciare chi ci fa queste proposte, ma tutelare la professione. Quello che ci interessa è avere l'attenzione degli Ordini provinciali dei medici". La richiesta è quella di un tariffario minimo, che tuteli la professionalità anche dei più giovani. "Nel momento in cui un collega accetta un tariffa che viola il tariffario minimo dev'essere sanzionato dall'Ordine. Nessuno - spiega ancora la dottoressa - dev'essere messo in condizioni di prender parte a una sanità low cost".

 


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