Ilva. Quale futuro per il colosso dell'acciaio?

di redazione 07/10/2017 ECONOMIA E WELFARE
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Da una parte la vicenda giudiziaria legata al passato, dall'altra le prospettive sul futuro e con la minaccia di pesanti sacrifici in vista per il personale. L'Ilva oscilla tra il "no" all'istanza di patteggiamento dei Riva e il piano di Am Investco, che ha vinto la gara per l'acciaieria.

Partendo proprio da quest'ultimo fronte, dalla lettera che i commissari hanno inviato ai sindacati in vista dell'incontro di lunedì mattina con il governo emerge che Am InvestCo, che ha vinto la gara per l'acquisizione di tutti gli stabilimenti Ilva, nel complesso intende occupare 9.930 i dipendenti del Gruppo per il rilancio della società siderurgica. Questo significa che gli esuberi saranno 4.000 circa. "Le suddette allocazioni - si legge nella lettera - sono soggetti a leggeri aggiustamenti tenendo fermo il numero complessivo di 10.000 lavoratori". Da lunedì parte la trattativa al ministero dello sviluppo con i sindacati.

"Non ci sarà alcun licenziamento perché tutti quelli che non saranno assorbiti dalla società del nuovo investitore resteranno dipendenti dell'Ilva in amministrazione straordinaria e saranno impiegati per le attività di bonifica e risanamento ambientale nelle zone attorno il perimetro aziendale", ha invece precistao il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, parlando dell'Ilva di Taranto a Bari. "È un percorso nuovo, capisco la preoccupazione, ma c'è - ha ribadito il ministro - impegno del governo a richiamare l'investitore agli impegni presi e ad andare possibilmente oltre, confrontandosi con il sindacato". De Vincenti ha poi spiegato che "il ruolo del governo è di richiamare agli impegni presi da Arcelor Mittal per l'Ilva". "L'impegno è di partire da 10 mila dipendenti a salario invariato. Su questa base lunedì al Mise si confronteranno azienda e sindacati".

Nel dettaglio del piano di ripartizione delle risorse, di Am InvestCo 7.600 sarebbero impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti. Per un totale di 9.600 addetti. Quanto alle controllate sono previsti 160 dipendenti in forze AIsm, 35 a Ilvaform, 90 Taranto Energia. Inoltre sono previsti 45 dirigenti in funzione. A questi numeri si aggiungono i dipendenti francesi delle società Socova, Tillet che rientrano nel perimetro del gruppo. Gli esuberi, come assicurato dal Governo, saranno impiegati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto gestito dall'Amministrazione Straordinaria.

Quanto a quelli che resteranno in servizio, non vi sarà "continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai Dipendenti con le Società, neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità". In altre parole i nuovi contratti rientreranno nell'alveo del Jobs Act con la perdita delle garanzie dell'art. 18. Am InvestCo è però "disponibile a prendere in considerazione alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l'attuale retribuzione, a condizione che sia preservata la sostenibilità del piano industriale".

La prima reazione arriva dal segretario generale della Fiom, Francesca Re David, per la quale ArcelorMittal è "arrogante e inaffidabile". Secondo il sindacato dei metalmeccanici "non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale. L'unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori".
 

ntanto il gup del Tribunale Chiara Valori ha respinto le istanze di patteggiamento di Fabio Riva, ex vicepresidente dell'Ilva di Taranto, e del fratello Nicola. Per il giudice le proposte di pena dei legali dei figli dello scomparto Emilio Riva, ex patron del gruppo siderurgico, non sono apparse congrue per poter ratificare l'accordo raggiunto con la procura di Milano. I pm titolari del fascicolo, Stefano Civardi e Mauro Clerici, avevano dato il via libera alle istanze oggi bocciate dal gup, concordando su una proposta di pena di 5 anni per Fabio e di 2 anni per Nicola, entrambi accusati di bancarotta, in merito al dissesto finanziario del gruppo Ilva.

Il gup Valori ha fissato la prossima udienza dell'udienza preliminare a carico di Fabio e Nicola Riva per il 17 novembre prossimo. In questa fase i due indagati per bancarotta per cui la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio non potranno tentare ancora il patteggiamento. La bocciatura di oggi è la seconda per i due componenti della famiglia Riva, che controllava l'Ilva di Taranto. La prima risale al 14 febbraio scorso, quando il Gip di Milano Maria Vicidomini aveva respinto le richieste di patteggiamento non solo di Fabio e Nicola Riva, giudicandole "incongrue", ma anche dello zio Adriano. All'epoca le pene proposte erano tra 4 e 5 anni per Fabio e di meno di due anni per Nicola. Nel frattempo, nel maggio scorso Adriano Riva ha patteggiato una pena di due anni e sei mesi con rinuncia alla prescrizione, compreso il rientro in Italia di 1,3 miliardi di euro destinati all'ambientalizzazione dell'Ilva e al sostegno alla gestione. Adriano Riva era indagato per bancarotta, trasferimento fittizio di valori e truffa ai danni dello stato.


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