Misteri di Roma. L'arancio miracoloso di San Domenico
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Da quasi otto secoli un albero di arancio fiorisce sull’Aventino in piena estate. E’ l’arancio di san Domenico Guzman che ne portò il seme dalla Spagna dove era nato e lo piantò nell’orto del convento claustrale della basilica di Santa Sabina una delle più belle chiese di Roma costruita sul Tempio di Iside. Il “titolo” ricordava una patrizia romana decapitata perché convertita al cristianesimo durante le persecuzioni del II° secolo dopo Cristo.
San Domenico che visse molto tempo a Roma incontrò san Francesco durante la sua richiesta al Papa del riconoscimento del proprio Ordine e su ispirazione del Poverello di Assisi fondò del 1220 il grande Convento di S. Sabina con il meraviglioso chiostro nel cui orto vive l’arancio “miracoloso” seminato del santo. Questa pianta è originaria dell’estremo Oriente e com’è noto fruttifica in pieno inverno in climi caldi. E’ la ragione per cui si diffuse da noi, soltanto in Sicilia. I suoi frutti sono dolci ( adesso lo sappiamo)e la sua scorza, veniva usata per condire i cibi di magro nei giorni e nei periodi previsti dalla regola monastica.
L’albero sopravvissuto ai secoli è alto sei metri ed è possibile vederlo attraverso un’apertura circolare fatta nel muro della chiesa dalla quale si intravede l’orto del chiostro. I fedeli e anche i semplici viaggiatori ricercavano le foglie dell’albero nella convinzione assicurata dagli erboristi e dai cerusici che scacciassero le malattie o addirittura le guarissero per intercessione del santo.
Qualche anno fa un inverno molto freddo sembrò uccidere la pianta che giacque nell’orto stordito e prossimo alla morte. I frati dell’Ordine dei Predicatori fondato dal santo dopo una notte di intensa preghiera videro all’alba spuntare nuovi fiori profumati sui rami secchi. L’arancio era risorto rigenerandosi dalle sue stesse radici continuando così per otto secoli fino a noi, a porgere ancora frutti e benedizioni.