Dunkirk. Il nuovo film di Nolan è un meraviglioso spettacolo visivo ma nulla più.

di Emiliano Baglio 09/09/2017 ARTE E SPETTACOLO
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Premessa. Dunkirk è uscito in tutto il mondo il 21 luglio 2017 ed è stato girato nel formato Imax 70mm. In Italia è arrivato con oltre un mese di ritardo e sul nostro territorio non ci sono sale attrezzate per il formato scelto dal regista. Abbiamo pochissime sale Imax ed ancora meno che supportino la pellicola 70mm. Potranno sembrare questioni di lana caprina che interessano solo i puristi del cinema e non il grande pubblico. Ora senza entrare in discussioni tecniche sui diversi formati in cui sarà distribuito il film non possiamo esimerci dal notare come ancora una volta il nostro paese si riveli, anche dal punto di vista cinematografico, provinciale ed arretrato.

 

Dunkirk è un film strutturato in tre parti; Il molo, Il mare, Il cielo

Perno centrale del film è il segmento denominato Il molo nella quale seguiamo i disperati tentativi di fuga di Tommy (Fionn Whitehead) perennemente alla ricerca di una salvezza che di volta in volta si rivela l’ennesima trappola senza uscita, che sia una nave affondata da un sommergibile o un’imbarcazione trovata sulla spiaggia che finisce per essere crivellata di colpi dai nemici.

 Il mare narra la storia di Mr. Dawson (Mark Ryalnce), un cittadino britannico che insieme al figlio e ad un amico di questi, con la sua barca si dirige verso Dunkirk in cerca di supestiti, seguendo gli ordini della Royal navy. Tra questi Cillian Murphy, sopravvissuto all’affondamento della nave sulla quale ad un certo punto ritroviamo anche Tommy e Collins un pilota che è tra i protagonisti del terzo segmento; il cielo.

Il cielo, infine, come già detto, segue le vicende di tre piloti di Spitfire tra i quali Collins e Farrier (Tom Hardy) il quale deciderà di inseguire il nemico e di proteggere i soldati in attesa sulla spiaggia anche dopo che il carburante sarà finito.

Ognuna di queste parti copre un arco temporale diverso, una settimana, un giorno, un’ora. I dialoghi sono ridotti all’osso, anzi all’inizio il regista Christopher Nolan aveva addirittura pensato di girare il film senza sceneggiatura. I personaggi sono poco più che figurine appena accennate, fantasmi che si aggirano sperduti in uno scenario da incubo, carne da macello in fuga o in attesa della morte. Alcuni attraversano il film senza dire una parola per poi morire assuradamente e tragicamente, altri si risvegliano dal sonno proprio alla fine giusto in tempo per afferrare la salvezza. Forse anche noi spettatori come loro abbiamo sognato, in fondo Dunkirk altro non è che un incubo restitutitoci con una magnificenza visiva ed una perizia tecnica che lasciano a bocca aperta.

Su tutto domina la colonna sonora di Hans Zimmer, incessante e continua con in sottofondo il ticchettio di un orologio a scandire il tempo e ad accrescere un’angoscia sottolineate da un sonoro stupefacente che aggredisce lo spettatore sino allo stordimento dei sensi. 

Questo stordimento sembra essere lo scopo principale di Nolan, interessato a gettare lo spettatore dentro gli eventi narrati e a non dargli nessuna tregua né nessun appiglio. Proprio per questo i personaggi che incontriamo non hanno un passato ed il loro futuro è incerto. Al regista interessa solo il qui ed ora, non vuole raccontarci una storia intesa nel senso classico ma più che altro un frammento di esistenza in un crescendo di scene madri che si susseguono l’una sull’altra sino al massimo livello di saturazione possibile lasciandoci in un’apnea continua. Fondamentale da questo punto di vista è la struttura del film in cui le tre linee temporali si intersecano tra loro mostrandoci più volte gli stessi avvenimenti in momenti diversi e da diversi punti di vista. Piuttosto che una narrazione lineare Nolan preferisce andare avanti ed indietro nel tempo a suo piacimento lasciando allo spettatore, in preda ad un continuo stordimento visivo ed acustico, il compito di ricollegare i fili.

Dunkirk in fondo è un grandioso spettacolo visivo, un indemoniato giro di ottovolante enfatico e potente che ci getta nella battaglia e ci lascia lì in balia degli eventi.

Il film comincia in media res e da lì in poi prosegue a folle velocità senza sosta sino a quando non arriva il momento di chiudere, almeno parzialmente, le storie narrate.

Arrivati a questo punto l’enfasi costruita da Nolan crolla come un castello di carte lasciando spazio alla retorica.

Negli ultimi minuti Dunkirk rivela tutta la sua fragilità ed incredibilmente svela un’inconsistenza di fondo preoccupante.

Il continuo accumularsi di scene madri e di eventi si spegne appena si riaccendono le luci in sala senza lasciarci nulla dentro.

Forse Nolan avrebbe dovuto preoccuparsi di più di costruire una storia e dei personaggi con i quali identificarsi, invece Dunkirk non è niente di più che un film splendido da vedere in qualche sala cinematografica con lo schermo gigante ed il sonoro a palla.


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