BARCELLONA. CONTINUANO GLI SCONTRI TRA INDIPENDENTISTI GUARDIA CIVILE. LA POLITICA "NON ALLE VIOLENZE"

di Redazione Euroroma Notizie in breve

Terza notte di violenti scontri in Catalogna, in particolare a Barcellona e a Girona, dopo la condanna al carcere dei leader indipendentisti. Nel capoluogo i manifestanti hanno eretto barricate in strada, dato fuoco ad alcune auto e lanciato oggetti contro la polizia che ha risposto con cariche e lancio di lacrimogeni. E' di almeno 80 i feriti, tra cui 46 poliziotti, il bilancio degli scontri nella notte più violenta da quando sono cominciate le proteste: la polizia ha arrestato 33 persone.

Il premier ad interim spagnolo Pedro Sanchez presiederà una riunione con esperti del ministero dell'Interno ed altri ministeri sulla sicurezza. Stamattina i dimostranti hanno bloccato numerose strade in tutta la Catalogna, inclusa l'autostrada verso la Francia

Oriol Junqueras, ex numero due del governo della Catalogna e fra i leader indipendentisti condannati per il tentativo di secessione nel 2017, ha lanciato un appello via Twitter a non cedere alle violenze che stanno scuotendo la regione e Barcellona dal giorno della sentenza. "Dobbiamo restare mobilitati ma respingendo la violenza da qualunque parte essa provenga", ha scritto sul suo profilo.

"Non abbiamo bisogno della violenza per vincere, è lo Stato che ne ha bisogno per sconfiggerci. Mobilitazione e non violenza", ha scritto sempre su Twitter Carles Puigdemont. L'ex presidente della Catalogna, fuggito in Belgio dopo il tentativo di secessione dalla Spagna nel 2017, è ora oggetto di un mandato di arresto internazionale con le accuse di sedizione e appropriazione indebita, le stesse che hanno portato alla condanna gli altri leader.

"Non ci sono giustificazioni per bruciare le auto né per qualsiasi atto di vandalismo. La protesta deve sempre essere pacifica", ha quindi detto il presidente del governo catalano Quim Torra. "Non possiamo permettere che un gruppo di infiltrati danneggino l'immagine dell'indipendentismo", ha aggiunto attribuendo così la responsabilità delle violenze a gruppi estranei.

In precedenza, dalla Moncloa, il premier ad interim Pedro Sanchez aveva invitato il governo della Generalitat della Catalogna a "condannare con forza ogni atto di violenza", sottolineando che il governo centrale avrebbe risposto con "fermezza, calma e unità" alle violenze, per le quali accusa "gruppi organizzati di estremisti".

Lunedì scorso, la Corte suprema spagnola ha condannato 9 leader indipendentisti per il reato di sedizione a pene fra i 9 e i 13 anni di carcere. Tra questi, Junqueras (con la sentenza più pesante a 13 anni), la ex speaker del Parlamento catalano Carmen Forcadell, Jordi Sanchez, Jordi Cuixart, gli ex ministri Dolors Bassa, Joaquim Forn, Raul Romeva, Jordi Turull e Josep Rull. Gli altri tre imputati, a piede libero, Carles Mundó, Meritxell Borras e Santi Vila, sono stati condannati a delle ammende per il solo reato di disobbedienza. A nessuno è stato riconosciuto il reato più grave di ribellione, per il quale l'accusa aveva chiesto 25 anni.





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