Strage di Brescia. La cassazione conferma gli ergastoli per Maggi e Tramonte

di redazione 21/06/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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La Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo nei confronti di Carlo Maria Maggi, medico, ex ispettore veneto dell'organizzazione neofascista Ordine nuovo, e di Maurizio Tramonte, l'ex fonte 'Tritone' dei servizi segreti per la strage di Piazza della Loggia a Brescia nella quale il 28 maggio 1974 morirono 8 persone e 102 rimasero ferite. Accolta la richiesta del pg Alfredo Viola, che ha sollecitato la convalida del verdetto dell'appello bis emesso il 27 luglio 2014 dai giudici di Milano. Nel corso della sua requisitoria il rappresentante dell'accusa ha ricordato i depistaggi delle indagini e detto che per il popolo italiano "è arrivata l'ora della verità" su questa vicenda "che ha inciso il tessuto democratico". In questo modo, ha aggiunto, "dopo 43 anni diritto e giustizia potranno coincidere dopo questo giudizio di Cassazione".

Alla lettura del verdetto era presente in aula, tra gli altri, Manlio Milani, leader del Comitato delle vittime (la moglie rimase uccisa dall'esplosione avvenuta durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati).

Maggi e Tramonte sono in stato di libertà. Il primo ha più di ottant'anni e vive a Venezia, alla Giudecca. L'altro ha circa sessantacinque anni, era giovanissimo nel 1974, e vive in Puglia.

Il processo nasce da un filone di indagine che aveva portato in primo grado, nel 2010, la corte d'Assise di Brescia ad assolvere tutti e cinque gli imputati: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti. La sentenza era stata confermata in appello nel 2012. La Cassazione, però, nel 2014, aveva ordinato un nuovo processo per Maggi e Tramonte, accogliendo il ricorso della procura generale di Brescia, mentre Delfo Zorzi, che vive in Giappone e ha cambiato nome, era stato assolto in via definitiva.

A carico di Maggi, in particolare, la Suprema Corte aveva evidenziato "moltissimi indizi che paiono essere convergenti verso un suo ruolo determinante nell'organizzazione" dell'attentato e i giudici milanesi, in appello-bis, avevano affermato che si era trattato di una strage "sicuramente riconducibile" alla destra eversiva. Al termine dell'appello bis erano arrivate le due condanne alla massima pena.


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