Dopo lo sciopero del 16 giugno le polemiche e la rabbia degli utenti. Delrio "Occorre regolamentare il diritto di sciopero". Le ragioni dei lavoratori

di redazione Roma 18/06/2017 ROMA
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Perché gli autisti dell’ATAC hanno bloccato Roma.

 Dati reali.

 Percentuale totale di lavoratori che hanno aderito allo sciopero 38%.

Dei lavoratori di “superficie” il 73,7 %. Per quanto riguarda le metropolitane hanno scioperato solo i macchinisti. Cosa che ovviamente ha fatto “saltare” il servizio.

 Lo sciopero ha provocato numerose reazioni. Da quelle arrabbiate e rassegnate degli utenti alla politica. Ci ha pensato il Ministro Delrio, interpretando al meglio la linea renziana di volere regolamentare in qualche modo l’ambito dello sciopero nel settore dei trasporti.

 La questione sollevata dal titolare del dicastero dei Trasporti è quella relativa alla rappresentanza sindacale. Ovvero, possono sigle sindacali minoritarie che annoverano percentuali minime di tesserati, a volte non più di 150 unità, riuscire a bloccare interi comparti del settore pubblico metropolitano? Una realtà che in città come Roma è palese e va avanti da anni. Occorre ricordare che la triplice, Cgil, Cisl e Uil, in Atac non sciopera da sei anni, a differenza delle molte sigle sindacali autonome e minoritarie che lo fanno regolarmente. Quest’ultime sono infatti sul piede di guerra poiché è allo studio, in tema di regolamentazione di astensione da lavoro, un provvedimento di sbarramento: se un sindacato non avrà almeno il 5% di iscritti non potrà più avere la green card della rappresentanza, con la conseguenza di non potere più proclamare scioperi.

 In tal senso le sigle più piccole trovano comunque terreno fertile anche tra i lavoratori non iscritti poiché sfruttano il malcontento generale che molti lavoratori atac hanno, ad esempio, su talune questioni. Malumori generati tra i macchinisti obbligati alla timbratura o tra gli amministrativi dirottati due volte al mese a mansioni di controllo dei biglietti a bordo delle vetture. Provvedimenti entrati in vigore negli ultimi mesi. A conferma che la protesta è a tutt'altro interesse rispetto l'abrogazione del R.D. 148, anche il dato della protesta concentrata solo nell'azienda di trasporto romano Atac.  I sindacati confederali provano dal canto loro a non arrivare al muro contro muro con l’azienda, cercando di mediare tra le legittime rivendicazioni dei lavoratori e un servizio degno di una città come Roma. Se la situazione di Atac è ancora accettabile, nonostante tutti i problemi e le incongruenze, a differenza di aziende come Roma Tpl, che gestisce una fetta, il 20% circa, del trasporto sul territorio della provincia di Roma, con un contratto di servizio sulle linee periferiche, forse lo si deve anche al senso di responsabilità dei maggiori sindacati.

 Proprio in questi giorni ministero e sindacati confederali hanno intavolato una trattativa sulla regolamentazione dei diritti e dei doveri dei lavoratori di Atac che verranno impegnati per mansioni differenti dagli iniziali contratti di servizio. Altro argomento è gli aspetti più spinosi del regio decreto 148/31. Legge che dal 1931, due mondi fa! – regola la disciplina giuridica dei rapporti collettivi del lavoro con quelle del trattamento giuridico-economico del personale delle ferrovie, delle tramvie ecc. Un regio decreto che nacque in anni non proprio favorevoli ai diritti dei lavoratori.

Intenzione della maggioranza e del governo sembra quella di abrogare tale decreto. Si vedrà; intanto resta il malcontento di molti lavoratori e la rabbia degli utenti dei trasporti pubblici locali che si ritrovano a dover affrontare giornate di passione come quelle di venerdì 16 giugno.


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