Arriva lo Ius Soli. Un milione di minori nati da genitori stranieri sarà italiano a tutti gli effetti

di redazione 15/06/2017 POLITICA
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In Senato la discussione sull’introduzione per legge del cosiddetto ius soli diventa pretesto per lo scontro tra maggioranza e opposizione, uno scontro non solo dialettico, ma anche fisico. I senatori della Lega Nord hanno provato metodi legittimi e illegittimi all’interno dell’Aula di Palazzo Madama per protestre contro il provvedimento voluto dal Governo.

 La legge in discussione dovrebbe introdurre le nuove regole sull’acquisizione della cittadinanza italiana. Il sistema attuale è basato sullo ius sanguinis: chi è figlio di italiani diventa automaticamente italiano, con il nuovo sistema si introducono invece altre due possibilità.

 1) i figli di genitori stranieri nati in Italia possono ottenere la cittadinanza se almeno uno dei due è titolare di un permesso di soggiorno illimitato o di lungo periodo e risulta residente legalmente da almeno 5 anni;

2) è italiano “il minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età. Egli acquista di diritto la cittadinanza, qualora abbia frequentato regolarmente (ai sensi della normativa vigente) un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale” (Il cosiddetto ius culturae);

 In entrambi i casi l’acquisizione della cittadinanza non è automatica ma richiede una dichiarazione esplicita da parte dell’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età qualora non vi abbiano già provveduto i genitori.

La legge se passerà riguarda 900 mila ragazzi minori che sono italinai a tutti gli effetti, frequentano le scuole, parlano e si sentono italiani, ma ancora non lo sono per la legge. Una discrepanza che si spera verrà colmato al meglio da questa legge.

 Occorre ricordare inoltre che L’Italia non ha mai concesso la cittadinanza agli stranieri nati entro i confini, a meno che non si venga adottati oppure si nasca in suolo italiano da genitori apolidi o si risieda in Italia da dieci anni e si dimostri “di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali, di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica”.

 Norme quelle sul diritto alla cittadinanza per i figli nati da cittadini stranieri che in Europa avvicinerebbero l’Italia in linea alla Germania e il Regno Unito. Anche se sul tema nella Ue si procede in ordine sparso.

L’attuale disciplina: cittadinanza per «diritto» dopo i 18 anni 
Al di là di alcune fattispecie particolari come ad esempio il caso di genitori ignoti o apolidi attualmente il cittadino straniero nato in Italia ha diritto alla cittadinanza una volta diventato maggiorenne a condizione che vi abbia risieduto fino a quel momento «legalmente e ininterrottamente» e dichiari entro un anno dal compimento dei 18 anni, di volerla acquisire. Fin qui per quel che riguarda il “diritto”. La cittadinanza può essere invece acquisita per matrimonio (purché in possesso di requisiti resi più stringenti dalle norme sulla sicurezza emanante in questi anni) oppure per naturalizzazione cioè concessa (con Dpr, sentito il Consiglio di Stato), su domanda dell’interessato, a chi risiede in Italia da almeno 1o anni se cittadino extra Ue e quattro se europeo.

Numeri in crescita per i neo-italiani 

In questo scenario il quadro tracciato dagli ultimi dati Istat parla di numeri in crescita. In cinque anni è più che triplicato il numero di cittadini non comunitari diventati italiani: sono passati da meno di 50 mila nel 2011 a quasi 159 mila nel 2015 (quelli comunitari sono stati poco più di 19mila). E se fino al 2008 erano più numerose le acquisizioni per matrimonio rispetto a quelle per residenza, negli anni più recenti sono queste ultime a essere più frequenti: le prime rappresentano poco più del 9% del totale, mentre quelle per residenza superano il 49%. E aumentano i giovani immigrati e ragazzi di seconda generazione che diventano italiani: coloro che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che, nati nel nostro Paese al compimento del diciottesimo anno di età, scelgono la cittadinanza italiana sono passati da circa 10 mila nel 2011 a oltre 66 mila nel 2015, con una crescita costante e molto sostenuta. Tanto che secondo Eurostat vantiamo un primato nella Ue: l’Italia è il primo paese europeo per numero di nazionalità concesse (una su cinque in tutti i paesi dell’Unione).

In Francia cittadinanza per nascita differita alla maggiore età 
Simile all’attuale modello italiano la disciplina della Francia anche se con maglie un po’ più larghe. Per gli stranieri non c’è ius soli: la semplice nascita sul territorio nazionale non ha infatti alcun effetto per l’attribuzione della cittadinanza che invece viene acquisita automaticamente al compimento della maggiore età se, a quella data, lo straniero ha la propria residenza in Francia o vi ha avuto la propria residenza abituale durante un periodo, continuo o discontinuo, di almeno cinque anni, dagli 11 anni in poi. Cittadinanza anche dopo quattro anni di matrimonio con un francese o per naturalizzazione dove il termine obbligatorio di residenza è dimezzato rispetto all’Italia: cinque anni che scendono a due se lo straniero che la richiede non abbia compiuto e ultimato due anni di studi in un’università francese o abbia reso importanti servizi allo Stato.


Lo ius soli è legge in Germania dal 2000. La cittadinanza tedesca dunque viene acquisita automaticamente dai figli di stranieri che nascono in Germania, purché almeno uno dei genitori risieda abitualmente e legalmente nel Paese da almeno otto anni (requisito più restrittivo rispetto ai cinque anni proposti dall’Italia)  e goda del diritto di soggiorno a tempo indeterminato. I bambini che divengono cittadini tedeschi in base al principio del luogo di nascita acquisiscono contemporaneamente anche la nazionalità dei genitori. Quando diventano maggiorenni entro cinque anni - per il principio generale per cui non è ammessa la cittadinanza doppia o plurima - devono dichiarare la loro volontà di mantenere la nazionalità tedesca o quella del Paese d’origine dei genitori.

Infine al Senato la compagine del Movimento 5 stelle si è astenuta sul provvedimento che in ottemperanza al regolamento di Palazzo Madama equivale a un voto contrario.


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