Non solo la "Blue Whale". In rete il campionario del disagio adolescenziale

di redazione 31/05/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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Che si chiami “Blue Whale”, il gioco della morte che istiga gli adolescenti al suicidio, è ormai risaputo. Partito dalla Russia, il fenomeno ha fatto in breve il giro del mondo ed è arrivato anche in Italia, spingendo alcuni adolescenti a compiere gesti di autolesionismo e a mostrarli sui social. Il dato certo è che fenomeni di massa di questo tipo sfruttano le potenzialità del web per fare leva sulla fragilità dei ragazzi, in un’età critica e spesso sofferta come l’adolescenza.

La Società Italiana di Pediatria (SIP), in collaborazione con gli uffici regionali, si è occupata di prendere in esame un campione di 10.000 ragazzi italiani, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, per sottoporli ad un’indagine sull’universo adolescenziale. I risultati preliminari, presentati oggi in occasione del Congresso Nazionale della Società a Napoli, hanno dimostrato che l’80% di loro ha sofferto almeno una volta di forti disagi emotivi e che il 15% ha praticato atti di autolesionismo per cercare sollievo. Inoltre, solo una piccola percentuale di loro si rivolge ad esperti per trovare sostegno psicologico. Per la maggior parte il punto di riferimento nei momenti di difficoltà restano gli amici, mentre sono pochi coloro che scelgono genitori o familiari per chiedere aiuto.

E’ proprio nella relazione tra pari, che si cela il rischio maggiore. Condotte come l’autolesionismo infatti, tendono a dilagare maggiormente nei gruppi, per fenomeni di imitazione. Complice il web, che dà loro la possibilità di “fare rete”. Dalla ricerca è emerso inoltre che non solo un ragazzo su tre ha subìto in silenzio atti di bullismo, ma altrettanti lo hanno praticato. Uno su quattro si vede in sovrappeso, ma pochi di loro lo sono realmente. Quasi la metà rifiuta di praticare sport. La maggior parte non ha ricevuto un’educazione sessuale e adotta abitudini scorrette.

Quasi il 50% ammette di bere bevande alcoliche fino a stare male. Ma il dato più allarmante di questo quadro è che “le difficoltà emotive e comportamentali tipiche dell’adolescenza stanno emergendo in maniera sempre più precoce”, spiega Alberto Villani, Presidente SIP. E un campanello d’allarme è il fatto che una percentuale in crescita di bambini si ritrova tra le mani uno smartphone per tempi prolungati già dall’età di cinque anni. Una generazione di iperdigitali, sempre più esposti ai rischi della rete.  

 


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