Ok Computer. Vent'anni fa l'album che preannunciò il nuovo millennio

di Massimiliano Conte 25/05/2017 ARTE E SPETTACOLO
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OK COMPUTER. Radiohead, 21 maggio 1997.

 Un giorno come un altro di venti anni fa. Non per loro, non per noi. Il terzo disco, quello che spaventa tutti, quello a cui raramente una band sopravvive. Dopo “Pablo Honey” (con quello SGRANG dentro Creep) e “The Bends” e dopo un tour americano come gruppo spalla dei R.E.M (in cui Michael Stype divenne loro primo fan), si rinchiudono in un ex deposito di mele e, con l'aiuto del “quinto radiohead” ed ingegnere acustico Nigel Godrich, autoproducono “OK COMPUTER”.

I giornali dell’epoca gridano subito al capolavoro. Viene osannato a livello mondiale. Ed ognuno di noi membri della “Radiohead society” sa dove e quando l’ha ascoltato per la prima volta, proprio come avviene per gli avvenimenti storici: ricordi dov’eri e con chi! Il primo disco del nuovo millennio parla essenzialmente di alienazione. Di incomunicabilità. Di tensione millenaristica. Di abisso. In Italia arriva al 31 posto in classifica (se vi interessa sapere chi fosse al primo posto in quella settimana cercatevelo, io mi vergogno pure a scriverlo). Di aneddoti sulle canzoni e sul periodo di gestazione ce ne sono a migliaia, col tempo il culto per questa band è diventato ossessivo. La più carina, a parere di chi scrive, è la storia che c’è dietro “Karma Police”.

Durante le registrazioni, chiunque portasse negatività, veniva minacciato con la frase “ora chiamiamo la polizia del Karma”. I reati più gravi erano: parlare solo di numeri, friggere come un frigorifero, assomigliare ad una radio non sintonizzata. Questo scherzo è diventato parte della prima strofa. Karma police arrest this man He talks in maths, he buzzes like a fridge He’s like a detuned radio.

 Per inciso, la chiusa di Karma Police, con la chitarra che da lancinante diventa un disturbo mentale, è un esempio sublime di quella tensione alienata che è e resta il cuore del disco. E sono passati 20 anni. Sarebbero passati ugualmente senza questo disco. Meglio? Peggio? Per quanto mi riguarda, senza OK COMPUTER, avrei un rifugio in meno. L'abisso esiste e chi riesce a cantarlo è l'unico che può farti risalire (sempre che tu lo voglia). Auguri ANDROIDE PARANOICO, sei diventato grande. In realtà eri già nato "grande".

 Per approfondimenti vedi RADIOHEAD – LA STORIA, LE CANZONI di James Doheny

 

Con questo disco nelle orecchie, dopo essere riemerso da un abisso solo per incontrarne uno più profondo, in compagnia del secondo faro più alto d'Italia e con una telefonata che tardava ad arrivare è nato questo racconto.

 

Let Down

Il gioco del Faro

 

Le sue scarpe parlavano per lui: sabbia e fango. Le aveva appena scritto che stava male. Lui non stava mai così male, o almeno non da quando era finito il suo decennio orribilis.

Ma stavolta era diverso.

Aveva la consapevolezza di aver sbagliato tutto. Forse.

Settembre sembrava infinito, non ne voleva sapere di passare, ed era già dicembre. Durava da troppo. Come lui.

Nulla, neanche la bellezza violenta di quel posto, lo pacificava. E nel frattempo camminava, con i Radiohead nelle orecchie. Probabilmente si sarebbero sentiti (non capitava spesso, per molti motivi). Avrebbe chiamato lei dopo aver letto il messaggio, lei lo conosceva, condividevano il codice.

Lui aveva deciso che lo squillo sarebbe arrivato mentre ascoltava LET DOWN. Repeat, repeat... non contava più le volte. Aveva iniziato un gioco col faro; ad ogni rotazione, un pensiero brutto doveva essere scacciato dalla luce. Pensava  che il secondo faro più alto d'Italia gli avrebbe indicato certamente la direzione.

Ma in quel mare lui non era una nave, era un ramo.

Il tardo pomeriggio virò verso sera. Il lettore mp3 non funzionava più, e lui ormai non aspettava, ne si aspettava,  nulla.

Aveva perso contro il faro, nulla di positivo gli veniva suggerito dal fascio di luce. Ma improvvisamente capì. Non era disperato, non aveva pene d'amore, non era triste.

Era solo stanco. Stanco di quelle false prospettive, di quella realtà irreale. Stanco di subire la fascinazione dagli esseri umani. Esseri finiti e limitati (strutturalmente) quanto o più di lui.

Scrisse un messaggio alle sue cinque persone care.

Erano le 23.00

 “Sto radunando i pezzi della mia vita su questa spiaggia. Come rami per farne un falò. Ma senza fiamma. In molti di questi ceppi ci siete voi e non meritate certamente di essere bruciati. Ha vinto l'oscurità. Ho bisogno di un po' di tempo. Non cercatemi, lo sto già facendo io”.

 Aprì il telefono, gettò via la scheda, dormì sfinito sotto una tettoia della zona industriale poco distante.

Col giorno, ritirò tutti i soldi dal conto corrente, comprò 5 schede sim, scrisse ad ognuno dei 5 un messaggio intimo e privato. Spense il telefono e ripose le schede in tasca per evenienze future (non prima di aver scritto, sopra ognuna, l'iniziale della persona con cui l'aveva usata). Utilizzando la connessione gratuita scrisse un post sul suo profilo.

 “Ok computer, affido a te la mia lettera di dimissioni. Mi dimetto da animale politico, da lupo rispetto ai suoi simili e da tutte le dinamiche sociali che  qualsiasi definizione abbia cercato di descrivere. Singolare che lo faccia attraverso un social...Mi dimetto appunto dalla mia natura, dalla mia vita sociale. D'ora in poi penserò a me stesso come semplice essere vivente e (talvolta) scrivente. Finiscono qui la mia collaborazione (sempre cercata con chiunque) e la mia competizione (sempre scacciata con chiunque). Termina la mia finta libertà, ovvero quella di scegliermi la schiavitù che più mi aggrada o che mi ripugna di meno. Da qui e da ora esprimerò pienamente il vuoto che mi riempie.

Sempre vostro ed ancora (parzialmente) vivo.

                                                                               PARANOID ANDROID”

 E, letteralmente, sparì.

Nella tarda mattinata i destinatari dell'ultimo messaggio lo andarono a cercare, e sapevano dove. Trovarono la scheda che aveva gettato sulla spiaggia, la inserirono in un telefono. Ci trovarono le tante telefonate e messaggi che loro stessi avevano inviato. Ma da un numero nascosto, c'erano 15 chiamate perse e 3 messaggi in segreteria.

 Il primo, 23.10 diceva “appena letto il tuo messaggio ho capito che stavi male. Poi, il telefonino si è spento. Sto provando a chiamarti da casa. Se vuoi posso raggiungerti, fatti sentire”.

Il secondo, 3.40, la stessa voce ma in lacrime “Cosa ti è successo? Dove cazzo stai? Chiamami”

 Il terzo, 8.20 “lo so, l'avrai ascoltata fino allo sfinimento. Magari anche ora la stai ascoltando” e partiva la canzone: “Transport, Motorways and tramlines Starting  and then stopping, Taking off and landing.

The emptiest of feelings, Disappointed people, Clinging onto bottles, And when it comes it's so so disappointing, Let down and hanging around, Crushed like a bug in the ground, Let down and hanging around” *

  *“Trasporti, autostrade e linee tranviarie. Partire e fermarsi, decollare e atterrare. Sensazione di vuoto assoluto, sentimentalismo da poco, aggrappati a bottiglie. Quando succede è così così deludente, sono deluso e inconcludente schiacciato sotto la suola come un insetto, sono deluso e inconcludente”- Radiohead, Let Down - OK COMPUTER, 21/05/1997

 


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