Locri. Il corteo di Libera per la giornata della memoria e dell'impegno contro le mafie. Don Ciotti "Qui oggi siamo tutti sbirri". Mentre a 20 chilometri da Locri è stato catturato il latitante e boss Santo Vottari

di redazione 21/03/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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 Il corteo con il quale Libera celebra a Locri la XXII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. In testa al corteo i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest'anno: "Luoghi di speranza, testimoni di bellezza". Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia.

Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell'ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare". Lo ha affermato don Luigi Ciotti, prima dell'inizio della cerimonia in piazza a Locri.

Secondo Libera hanno sfilato circa 25mila persone. 

Alcuni ragazzi minorenni originari di vari Paesi africani giunti in Calabria nei mesi scorsi a bordo di barconi a portare una grande bandiera con i colori della pace che segue i familiari delle vittime innocenti delle mafie che aprono il corteo di Libera. Ad assisterli il mediatore culturale Franck Mba, camerunense, arrivato a Milano nel 2002 e poi trasferitosi nella Locride proprio per aiutare i giovani migranti minorenni.

"Orgogliosa di avere sposato uno sbirro". É la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca con la quale sta marciando a Locri nel corteo di Libera. "Quando ho visto le scritte di ieri - ha detto - mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l'impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d'Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!".

Ieri le scritte contro il prete simbolo della lotta alla mafia ('Don Ciotti sbirro') sui muri del Vescovado che lo ospita in questi giorni.

Intanto proprio nel giorno dell'impegno e della memoria, è stato messo a segno un importante "colpo" contro le ndrine. 

Dopo quasi un decennio, è finita la latitanza del boss Santo Vottari. I carabinieri del comando provinciale, supportati dallo squadrone Cacciatori, lo hanno scovato in un bunker nascosto in contrada Ricciolino di Benestare, a meno di 20 chilometri dalle strade di Locri, ieri colorate da bandiere e striscioni delle 25mila persone che hanno partecipato alla manifestazione convocata da Libera nella XXIII Giornata della memoria e dell'impegno.

Da tempo bestia nera degli investigatori, che più volte sono piombati a San Luca mettendo a soqquadro case e ruderi nella speranza di trovarlo, Santo Vottari, fratello di Franco "Frunzu" e di Sebastiano, chiamato "il professore" per un paio di anni all'università, è stato condannato a 30 anni in abbreviato nello storico processo Fehida.

Latitante dall'esecuzione di quella operazioni, oggi è considerato il reggente dell'omonimo clan, che ha scritto di proprio pugno e nel sangue parte della storia della 'ndrangheta della Jonica. Per gli investigatori è uno dei protagonisti della faida di San Luca fra i Pelle-Vottari e i Nirta Strangio, culminata nella strage di Duisburg del ferragosto 2007.

Una scia di sangue lunga quasi un ventennio, iniziata per uno scherzo di Carnevale, dopo il quale è stato ucciso uno dei fratelli di Vottari, Antonio, e terminata con l'omicidio di sei persone, trucidate di fronte al ristorante "Da Bruno" in Germania.

Sebbene sia stato assolto dall'accusa di omicidio, Vottari è sempre stato considerato dagli inquirenti uno dei responsabili della "strage di Natale", fra i più cruenti episodi della sanguinosa faida. Il 25 dicembre del 2006 una raffica di kalashnikov uccide Maria Strangio, 33 anni - moglie di Giovanni Nirta, considerato uno dei capi della cosca omonima, e sorella di Sebastiano Strangio. Insieme a lei, a terra rimangono tre persone, più o meno gravemente ferite dai proiettili, il figlio della donna, un bimbo di soli 5 anni, Francesco Colorisi, 23 anni, Francesco Nirta, 32 anni.

Giovanni Nirta, il marito di Maria Strangio, vero obiettivo dell'agguato avvenuto a soli quattro giorni dalla sua scarcerazione, è rimasto illeso. Per paura di una nuova azione di fuoco, la famiglia decise di non farlo partecipare nemmeno ai funerali della moglie.

 


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