Il fantasma raffinato e solitario di un grande pittore dei nostri giorni a passeggio nelle strade del quartiere Monti

#SegretidiRoma

di Rosanna Pilolli 10/02/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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E’ stato un interprete particolarissimo della pittura, un genio controcorrente dell’arte, famoso per aver firmato in modo provocatorio l’opera della sua morte. Era Gino De Dominicis una figura emblematica e misteriosa del secondo dopoguerra italiano. Questo artista davvero particolare aveva esordito nel 1969 davanti  al pubblico sbalordito di una importante Mostra d’arte esponendo polemicamente il suo manifesto mortuario. Era un  pittore che usava tecniche diverse in una ricerca spasmodica di una realtà altra oltre l’orizzonte umano. Ma si definiva anche scultore, filosofo, scrittore di saggi e architetto. Solitario con pose da dandy, elegantissimo in un abbigliamento sicuramente antiquato per gli anni ‘70 del secolo scorso orgogliosamente lontano dai gruppi della neoavanguardia sui quali ironizzava, si circondava di un alone di mistero  creando giorno per giorno una propria leggenda oscura. 

Era convinto che il genere umano fosse approdato sulla terra da altri mondi e che intorno a noi orbitassero forze e personaggi vissuti in altre epoche con i quali era possibile il contatto. Inseguiva inoltre l’idea dell’immortalità dei corpi pensando che la natura esprimesse per ciascuno di noi soltanto un’immagine provvisoria di prova.  Le sue opere rispondono alla condizione della sua anima oscillando tra il possibile e l’impossibile, il visibile e l’invisibile.

Rinchiuso tutto il giorno nelle grandi stanze del palazzo del quartiere Monti nel quale abitava, usciva soltanto di notte vestito elegantemente per passeggiare nelle strade del quartiere e  vivere le suggestioni della città deserta..

La morte lo raggiunse all’età di cinquanta anni alla fine di novembre del 1998  Almeno così sembra. Anche la sua scomparsa è avvolta in un alone di mistero.  Quando sentì avvicinarsi l’ora scacciò dalla casa i domestici e i fornitori, distrusse l’archivio delle sue opere , le lettere e i documenti, si vestì di tutto punto, in smoking, si sdraiò supino nel letto. Il giorno dopo fu trovato morto. Il mistero, le stranezze di un simile avvenimento, la mancanza di referti ne alimentarono la leggenda. Si disse anche che fosse vivo altrove avendo finalmente trovato l’immortalità.

Dopo la sua morte alcuni testimoni lo hanno visto vestito completamente di nero con i grandi occhi chiari e il colbacco di astrakan  aggirarsi nelle strade dl suo quartiere, nelle gallerie d’arte di Via Margutta fra il pubblico presente con un sorriso di scherno dipinto sul volto,  o al banco della più elegante caffetteria al centro di Roma.                  


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