Dopo il dieselgate la Wolkswagen diventa la prima produttrice mondiale di veicoli. Superata la Toyota.

di redazione 30/01/2017 ECONOMIA E WELFARE
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Nel 2016 nessuno tra i grandi Costruttori ha venduto come la casa tedesca: 10,3 milioni di vetture. Così la Toyota perde per la prima volta in cinque anni, lo scettro di prima casa automobilistica al mondo per vendite cedendo il testimone ala Volkswagen: in base ai dati diffusi oggi dal colosso di Nagoya, il gruppo ha raggiunto una quota di 10,175 milioni di auto vendute a livello globale, includendo i marchi Daihatsu e Hino, in aumento dello 0,2% sul 2015, contro i 10,312 milioni di auto (+3,8%) della conglomerata di Wolfsburg.

 Le previsioni di mercato sono state quindi rispettate: nonostante i pesanti problemi di immagine (e non solo) legati al Dieselgate, Volkswagen ha potuto contare sulla performance in rialzo sul mercato cinese, il primo al mondo, mentre Toyota ha scontato vendite in frenata negli Stati Uniti, uno dei principali di riferimento.

La casa tedesca ha così anticipato di due anni il piano originario che puntava alla leadership mondiale entro il 2018.

 Per lo scandalo dieselgate solo negli Stati Uniti la Volkswagen ha dovuto sborsare un patteggiamento da 14,7 miliardi di dollari che le è stato sanzionato perché l’Agenzia per l’ambiente Epa ha avuto le prove che il colosso tedesco ha montato su 475.000 vetture, equipaggiate con motore diesel 2.0 TDI, un software capace di individuare quando il veicolo era sottoposto al test per la misura delle emissioni di NOx, e di conseguenza di truccare i risultati

 L’accordo approvato nel Nord America ha previsto che Volkswagen spenda fino a 10,033 miliardi di dollari per riacquistare (a partire da novembre scorso) i veicoli “truccati” e per risarcire i clienti, e altri 4,7 miliardi in progetti a supporto della mobilità a zero emissioni, come le infrastrutture di ricarica. Nel complesso, Volkswagen ha accettato di spendere fino a 16,5 miliardi di dollari per riparare al dieselgate negli Stati Uniti, compresi i rimborsi delle spese legali e i danni ai concessionari. Si tratta di uno dei maggiori patteggiamenti mai stipulati.

 Nonostante i danni materiali e di immagine derivati dallo scandalo, nella sede centrale di Wolfsburg si sono rimboccati le maniche e rapidamente hanno risalito la china con piani di mercato e di produzione in grande stile da rilancio mondiale.

 Quanto alla Toyota i vertici aziendali hanno diffuso in una nota le spiegazioni circa il calo di questi ultimi mesi. In Giappone sono stati prodotti 3.166.338 veicoli (-0,7%), con vendite domestiche in aumento del 5,5%, a 1.580.851 unità, e un export in calo del 2,4%, a quota 1.726.918.

 Il presidente di Toyota, Akyo Toyoda, incontrerà nei prossimi giorni il premier giapponese Shinzo Abe prima della visita di quest'ultimo a Washington, il 10 febbraio, per incontrare il presidente statunitense Donald Trump. A inizio anno l'attuale inquilino della Casa Bianca aveva annunciato l'imposizione di pesanti dazi doganali se il costruttore nipponico fosse andato avanti col progetto di produrre i modelli Corolla per il mercato Usa in Messico, e la scorsa settimana aveva nuovamente accusato le case auto giapponesi di svolgere pratiche commerciali svantaggiose per il mercato auto statunitense. Toyota deriva circa il 30% delle vendite globali dal mercato del Nord America.


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