Sfida Eroica un'Antologia sulla Grande Madre

di Fabio Sabbi 24/01/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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Chi è quell’eroica, giovane donna che sfidi la ragione dei tempi ad illogico vantaggio di cuori spesso tenacemente indisponibili? Che questo sembrerebbe ormai il viatico destinato alla poesia e a chi temerariamente vi si accosti non soltanto con palmi ed occhi ma anche con carta, impegno e sostanza è sentenza ricorrentemente pronunciata. Sempre impresa irragionevole, antieconomica, cavalleresca sembra perentoriamente confermarsi, eppure, eppure, altrettanto sembra che ancora vi sia qualcuno disposto ad ostinarsi a voler valicare i crepacci della realtà. E parrebbe proprio che questo qualcuno possa rispondere al nome di Valeria Di Felice.

Quando qualche tempo fa mi aveva parlato dell’impresa di un’antologia sulla Grande Madre un singulto mi aveva stretto. Comporre assieme poesia, madre ed antologia onere oltremodo imprudente, se poi a questo andava accodandosi il fatto che l’opera potesse essere di circa 200 pagine già presentivo i rintocchi funebri della contemporaneità corredare l’ardimento “spudorato” dell’editrice. Sembrava proprio di ritrovarmi nel territorio dei prodigi anche solo ad immaginare una simile idea.

Non sapevo però che qualche mese più tardi avrei ricevuto il volume che ora mi ritrovavo tra le mani.

L’introduzione e la cura con cui l’opera mi si spogliava davanti confermavano certamente la “follia” dell’atto, ma tanto traboccante di gentilezza, innocenza e pregevolezza da rivelare un coraggio  limpido, convinto, saldo di una necessità cui dare inesorabilmente voce.

Sessanta poeti si avventuravano sul sentiero più immedicabile, quello dall’Origine all’Oltre e dall’Oltre all’Origine attraverso l’esperimento altrettanto irriferibile che vi si frapponeva nel mezzo: quello della vita, di un’incedere inguaribile di eterni figli ed orfani rigenerati che tornavano dalla Vita per la Vita senza consolazioni altre che non la risposta ad un Destino.

Il peso di quel sentiero forse avrebbe prevalso se l’ingegno dell’editrice non avesse accompagnato ogni facciata di versi con quella di un dipinto accuratamente assegnato ed in cui ogni immagine si distendeva a lasciarsi baciare dalle linee delle parole, a farsi contornare, sostanziare, arginare nella sua immisurabilità.

Dunque le duecento pagine s’alleggerivano di colpo d’ali figurative che sospingevano il respiro a continuare in quell’ineludibile Viaggio.

La Grande Madre contemporanea così degenerata e pervertita in una funzione meramente e potentemente commerciale, sfrattata in un attualità di fanciulli agognanti bisogni artificiali, tornava a gridare la sua Tradizione e la sua volontà di Transizione.

Dipinti e versi come carne e cielo rivelavano il Mistero cui rispondere ed in cui un piccolo stuolo di uomini e donne tentava di ispirare e chiedere grazia in un’umanissima, tenerissima preghiera di luce.


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