Cosa significa l'elezione di Donald Trump per l'Africa. Quali i risvolti e il futuro degli investimenti americani in Africa?

di redazione 21/11/2016 NON SOLO OCCIDENTE
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Nell’entourage di Donald Trump alcuni fra i suoi più stretti consiglieri stanno già lavorando affinché il neo eletto presidente “si curi” di più del continente africano, sollecitandolo a prestare maggiore attenzione verso le nazioni africane anche in vista di due obiettivi strategici: favorire i rapporti commerciali e preservare gli interessi di sicurezza nazionale.

Sul sito AllAfrica news, esponenti del Partito Repubblicano vicini all’ex amministrazione Bush, hanno sottolineato come Trump farebbe bene a mantenere quei programmi di partnership, ad esempio nel comparto energetico, avviati già da Obama. Tra gli altri J. Peter Pham, consigliere del senatore John McCain nel 2008 e del governatore Mitt Romney nel 2012, sostengono che l'approccio della politica estera del Trump dovrebbe includere una “significativa dimensione africana” per non sottovalutare proprio il “dinamismo economico del continente, così come le sfide della sicurezza e umanitarie in atto in Africa”. Pham ha evidenziato che una percentuale elevata di risorse minerali essenziali si trovano in Africa, che è anche sede di sei delle 13 delle economie mondiali a più rapida crescita.

Eppure già in questi giorni, nonostante da più parti giungano simili dichiarazioni per rimanere impegnati con l’Africa, ci sono segni che il consenso bipartisan che è stata la pietra angolare della politica USA-Africa per le ultime tre amministrazioni potrebbe essere rovesciato da parte dell’amministrazione Trump.

Le ansie giungono soprattutto da parte democratica. Esponenti del Dipartimento di Stato si dicono preoccupati poiché i segnali che vengono dal neo presidente fanno pensare ad un ridimensionamento degli impegni di Washington in Africa a tutto vantaggio degli interessi cinesi. Ad oggi naturalmente non è ancora possibile delineare con esattezza gli scenari che verranno ma a giudicare dalla quasi assenza di dichiarazioni di Trump sia in campagna elettorale sia dopo l’elezione, sulla politica estera nei confronti dell’Africa, le preoccupazioni sembrano legittime. Oltretutto il neo presidente non appare intenzionato a investire dollari nella “semplice cooperazione” per aiutare nazioni in difficoltà. Un quadro che però Trump non potrà ignorare in quanto, nei settori energetici e delle infrastrutture sono già decine le società statunitensi che hanno investito nei paesi africani.  

Insomma gli scenari sono ancora confusi, ma ciò che rimane certo è l’imprescindibile interesse nazionale statunitense che potrebbe essere messo a rischio da una politica di disimpegno della nuova amministrazione. Gli aiuti economici e la ricerca di accordi commerciali sono stati un elemento chiave della politica estera in tutte le ultime amministrazioni presidenziali. Senza l'aiuto allo sviluppo, la capacità della Stati Uniti di influenzare le politiche africane su molte questioni, tra cui il voto nelle Nazioni Unite, i diritti di sorvolo militari, i problemi ambientali, vedrebbe un netto ridimensionamento proprio a favore della Cina, nemico dichiarato del magnate diventato presidente.

Inoltre dal punto di vista della sicurezza l’amministrazione Obama ha compiuto uno sforzo notevole per sostenere le nazioni africane che si battono contro il terrorismo "jihadista", da Boko Haram in Nigeria, a AQIM nel Maghreb fino al-Shabab in Somalia. Consulenti e istruttori militari statunitensi si trovano attualmente in tutta la regione del Sahel, del Gibuti e in Nigeria. Ci sono droni di intelligence nella Repubblica del Niger.

Il punto cruciale sembra però essere quello energetico. Ci sono significativi investimenti delle imprese statunitensi in Africa, in particolare del petrolio e di altre industrie estrattive. Ci sono anche crescenti investimenti nel settore di vendita al dettaglio e di produzione. La campagna elettorale di Trump non ha detto nulla su questo

Le politiche di Bush e di Obama si sono basate sull’idea che l’Africa ha un valore di opportunità necessario per gli Stati Uniti. Negli ultimi due decenni, il Congresso ha approvato non solo la legge Crescita e Opportunità dell'Africa (AGOA), ma anche emanato iniziative come il programma d'emergenza per l'AIDS Relief (PEPFAR); ha creato il Millennium Challenge Corporation (MCC) e, più recentemente, la legge sulla sicurezza alimentare. Trump rovescerà queste politiche? Al momento non vi è alcuna prova che l'Africa sarà una priorità per questa amministrazione allo stesso modo di come è stata per i suoi tre predecessori.

 Se rimaniamo alle dichiarazioni del presidente eletto ci sono tutte le ragioni per aspettarsi che nei prossimi anni gli Stati Uniti saranno meno impegnati in Africa, anche perché difficilmente almeno nella prima parte del mandato, Trump impegnerà grandi risorse pubbliche per investimenti di partnership con i paesi africani.

 



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