Nelle Sale L'effetto acquatico. Gli incontri, l'amore, l'acqua, la vita

di Emiliano Baglio 07/09/2016 ARTE E SPETTACOLO
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L’effetto acquatico

Samir (Samir Guesmi) vede per caso in un bar Agathe (Florence Loiret-Calle) e se ne innamora perdutamente. Scoperto che la donna è istruttrice di nuoto si iscrive nella sua piscina per prendere lezioni da lei. Peccato che Samir sappia nuotare benissimo. Quando Agathe scopre che l’uomo le ha mentito approfitta di un congresso internazionale di istruttori di nuoto per fuggire in Islanda. Ma Samir è pronto a seguirla anche in capo al mondo.

 L’effetto acquatico è senza dubbio un’ottima commedia romantica, delicata e divertente. Purtroppo per noi spettatori italiani è anche il primo e l’ultimo film di Sólveig Anspach che vedremo, visto che la sua autrice nel frattempo è morta di cancro.

Merito dunque alla Cinema S.r.l. che ha deciso di distribuire la pellicola e che ha anche fornito alcune copie in versione originale permettendoci di godere la molteplicità di lingue in cui il film è recitato (francese, inglese ed islandese).

Anche L’effetto acquatico ha molti elementi autobiografici, una caratteristica già presente in titoli quali Haut les coeurs (1999) nel quale si raccontava di una donna malata di cancro.

La vicenda infatti si svolge in due luoghi ben distinti. La prima parte, dominata dall’ambiente acquatico, è interamente ambientata a Montreuil, città nella quale la regista ha vissuto; mentre la seconda è girata in Islanda dove la Anspach è nata.

Uno stratagemma che permette all’autrice di far entrare in contatto i suoi personaggi con caratteri e situazioni diverse, mettendo noi spettatori di fronte a modi di concepire la vita completamente differenti dai nostri.

Esemplare in tal senso la strana coppia formata da Anna (Didda Jónsdóttir) e Frosti (Frosti Runólfsson), consiglieri municipali a giorni alterni di Reykjavík, dalla relazione molto ma molto aperta.

Saranno proprio loro che mostreranno ad Agathe il folle romanticismo di Samir e complice un’anziana capace di leggere i fondi del caffè ne faranno cadere la corazza.

Questi due personaggi sono solo uno degli innumerevoli esempi dei caratteri, tutti perfetti, che costellano il film e che ne sono la sua stessa forza.

La Anspach riesce ad azzeccare tutti i suoi personaggi abbinandoli ad attori che li incarnano magnificamente, regalandoci scene comiche spesso geniali.

È il caso ad esempio di Reboute (Philippe Rebbot) dipendente donnaiolo della piscina dove lavora Agathe, protagonista di un’esilarante colloquio nel quale cerca di giustificare alla direzione il fatto che sia entrato nel complesso sportivo in piena notte in compagnia di due donne.

Oppure di Corinne (Olivia Cote) anch’essa istruttrice di nuoto che cerca di conquistare in tutti i modi Samir.

Ovviamente la parte del leone la fanno Samir ed Agathe.

Il primo, alto ed allampanato, è l’esemplificazione vivente di quest’uomo sognatore ed ingenuo, timido e balbettante che si ritrova catapultato nella fredda Islanda e che passa di bugia in bugia per conquistare la sua donna, sino al punto di fingersi delegato israeliano nella convention di istruttori di nuoto riuscendo a raccogliere applausi a scena aperta quando lancia la proposta di costruire insieme ai palestinesi una piscina.

A fargli da contraltare il fisico asciutto di Agathe, incarnazione di un carattere spigoloso e scostante incapace di aprirsi al mondo a causa delle ferite subite.

Per fortuna siamo in una commedia romantica e sarà proprio l’acqua, quella stessa che ha visto nascere l’amore tra i due, a riunirli ancora una volta.

 

 



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