Una bomba, le auto che saltano in aria, le case che tremano. Un attentato. Le vetture di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, e di sua figlia sono state fatte esplodere nella notte tra giovedì e venerdì mentre erano parcheggiate fuori dall’abitazione del giornalista a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, alle porte di Roma, sono esplose e sono state avvolte dalle fiamme. L’ordigno, secondo quanto emerso finora, era stato confezionato con circa un chilo di esplosivo. La procura di Roma ha affidato le indagini al pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia Carlo Villani, coordinato dall’aggiunto Ilaria Calò: l’ipotesi di reato formulata al momento è di danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. Gli accertamenti sono stati delegati ai carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati e alla Digos della questura di Roma. Gli investigatori sono già alla ricerca di eventuali telecamere di videosorveglianza che possano essere d’aiuto alla ricostruzione di quanto accaduto e a identificare gli autori dell’attentato.
“Sul posto sono arrivati immediatamente carabinieri, Digos, vigili del fuoco e scientifica. La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento”, ha spiegato Ranucci. “Una cosa singolare è che io mancavo da tre giorni e sono tornato ieri. Le auto sono esplose mezz’ora dopo che sono passato. Mia figlia ha posteggiato la sua auto ed è passata da lì venti minuti prima dell’accaduto – ha fatto sapere il conduttore mentre andava a denunciare l’accaduto – Sembra che si tratti di un ordigno rudimentale, ma ora bisogna vedere la natura dell’esplosivo. Con tutte le minacce che riceviamo non è semplice risalire alla matrice”.