Piggy
Carlota Pereda sviluppa il suo precedente cortometraggio ma in parte spreca l'occasione.
Sara (Laura Galán) osserva il mondo da dietro il bancone della macelleria di famiglia. L’adolescenza può essere crudele quando sei una ragazza sovrappeso e tutti ti chiamano maiale.
Cerdita/Piggy è lo sviluppo di un precedente cortometraggio, facilmente reperibile su YouTube, dell’esordiente Carlota Pereda che, diciamolo subito si è limitata ad allungare il brodo di una storia che era già perfettamente sviluppata nel suo nucleo.
Insomma nel passaggio dal formato breve a quello lungo non tutto è andato per il meglio ed il film assomiglia piuttosto ad un’occasione (parzialmente) sprecata.
Finché la versione lunga di Cerdita/Piggy segue pedissequamente la traccia del corto tutto funziona.
Carlota Pereda ci sbatte in faccia tutta la crudeltà e la cattiveria degli atteggiamenti bullisti, soprattutto nelle terribile scena della piscina in cui il livello delle angherie subite da Sara raggiunge livelli intollerabili e pericolosi per la stessa vita della ragazza.
Per fortuna dietro l’angolo c’è chi saprà in qualche modo cogliere e dare sfogo alla rabbia e all’impotenza della ragazza.
Un misterioso vendicatore probabilmente anch’esso vittima in passato di simili atteggiamenti.
Dinnanzi a questa apparizione Sara oscillerà in continuazione tra la voglia di farla pagare ai suoi aguzzini, la paura e la pietà e la straordinaria Laura Galán è bravissima nel tratteggiare il personaggio ed è una cosa migliori del film.
Lo stesso dicasi per la descrizione delle dinamiche familiari, disfunzionali e perverse, delle quali è vittima Sara; schiacciata tra una madre/padrona iperprotettiva ma incapace di leggere il disagio della figlia ed un padre di fatto inesistente e sostanzialmente sottomesso alla moglie.
Peccato che il resto in gran parte sia minutaggio aggiunto per arrivare alla durata di un lungometraggio e che il film, letteralmente, si perda strada facendo.
Ma è soprattutto il finale, che ovviamente non sveleremo, a lasciare interdetti per la strada che sceglie.
Da parte nostra avremmo sicuramente preferito una chiusura cinica e cattiva, che rendesse giustizia a Sara e a tutte le persone bullizzate a discapito delle stronze di cui è vittima.
EMILIANO BAGLIO