Salario minimo. Quasi legge nella UE ma in Italia non sono poche le voci discordanti

di redazione 05/06/2022 ECONOMIA E WELFARE
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Si accende il dibattito sul salario minimo, mentre l'Ue stringe sulla direttiva e arriverà a un accordo politico probabilmente nella notte tra lunedì e martedì.

Ue stringe sulla direttiva del salario minimo: già da martedì 7 giugno a Strasburgo potrebbe arrivare un accordo politico sulla misura votata al Parlamento Ue quasi un anno fa che mira a garantire un reddito capace di assicurare un livello di vita dignitoso ai lavoratori e alle loro famiglie. A oggi il «minimum wage» non è legge solo in sei Paesi:  Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Nel resto d'Europa, stando agli ultimi dati Eurostat, il salario minimo viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2257 euro del Lussemburgo. In Francia, dove l’anno scorso per effetto dell’inflazione che galoppa il salario minimo è aumentato tre volte (in complesso del 5,9%), i sindacati si sono posti l’obiettivo di arrivare a 2 mila euro al mese.  In Spagna il salario minimo ha raggiunto i mille euro, e le mensilità sono 14. In Portogallo, il sindacato ha chiesto un aumento da 705 euro al mese a 800.

In Italia, nonostante la stretta dell'Ue - e nonostante i numeri sconfortanti che vengono dall'aumento dell'inflazione e del debito trascinati prima dalla pandemia da Coronavirus e poi dalle conseguenze della guerra in Ucraina - le forze politiche e le parti sociali restano divise. Proprio oggi a dare man forte al minimun wage ci ha pensato il il ministro del lavoro Andrea Orlando: «Sul salario minimo vedo aperture positive da tutte le parti, c'è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Vediamo qual è il punto di contatto che consenta di intervenire subito in attesa poi di una legge di carattere più organico e che consenta di dare una risposta immediata ai lavoratori che si trovano a basso reddito e a basso salario». Il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, si oppone invece in maniera netta: «Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali. Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività». 

Di altra opinione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: «Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi. Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare. Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all'occupazione. In Francia ad esempio è stato introdotto di recente. Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante».

 

Anche i sindacati sono storicamente spaccati su questo tema. Gli italiani, invece, sembrano avere le idee chiare. Secondo una recente indagine condotta dall’istituto di ricerche Swg, l’86 per cento degli intervistati è a favore di una legge sul salario minimo. E mentre l'Ue è a un passo dall'accordo politico sulla direttiva, a dare una spinta alla discussione nel nostro Paese ci pensa il messaggio del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Che in un’intervista alla Stampa ha scandito: «Il tema della perdita del potere d’acquisto degli stipendi e dell’aumento delle diseguaglianze non può essere ignorato: serve il salario minimo, vanno garantiti diritti ai lavoratori delle piattaforme digitali e alzate le tasse alle grandi multinazionali che escono vincitrici dalle crisi di questi anni, prima la pandemia e poi la guerra».

DIBATTITO INTERNO

"Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali", taglia corto il ministro per la Pubblica amministrazione ed esponente di Forza Italia, Renato Brunetta, dal palco del Festival dell'Economia di Trento. 

"Non buttiamo il bambino con l'acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali - insiste - il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività".

Di ben altra opinione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che partecipando all'altro Festival dell'economia, quello di Torino, qualche ora dopo risponde indirettamente al ministro: "Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi. Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare".

Spiega il numero uno di Palazzo Koch: "Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all'occupazione. In Francia ad esempio è stato introdotto di recente. Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante. Quello che è importante è non legare al salario minimo automatismi che poi ci possono costare, per esempio un salario minimo che ha piena indicizzazione ai prezzi al consumo se diventa il modello di riferimento per tutti i salari, tutte le contrattazioni, incorpora direttamente quel meccanismo automatico". 

A difendere a spada tratta la misura, la viceministra dell’Economia ed esponente del Movimento 5 stelle, Laura Castelli, che incalza: “Il salario minimo è un percorso obbligato per chi decide di stare in un’Europa che si dà paletti sociali ed etici. È indispensabile e non può aspettare”. E osserva: “Ci vogliono risorse ma non sarà difficile trovarle”.

Favorevole anche Enrico Letta, che pone il tema in cima all'agenda del Pd: "Noi vogliamo abolire stage e tirocini gratuiti e vogliamo rivedere le tipologie di lavoro che purtroppo tengono alto il tasso di precarietà - afferma a margine dell'inaugurazione della nuova sede Pd Abruzzo - inoltre la questione salariale è fondamentale, c'è l'impegno ad arrivare al salario minimo, come fanno in Germania e come fanno in Australia", dov'è fissato un minimo per legge.

Per il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, “Brunetta che se la prende con il salario minimo in nome della difesa del sindacato fa ridere. E’ arrivato il momento di introdurre una norma che insieme tuteli il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva e del sindacato - dice - ma che garantisca anche un livello di dignità ai salari e alle retribuzioni, che troppo spesso sono scandalosamente basse”. 

Sulla stessa lunghezza d'onda il deputato FI Elio Vito: "Brunetta sbaglia - scrive su Twitter - in Italia, dove ci sono salari bassi e un'alta percentuale di lavoratori poveri, il salario minimo serve, è una misura giusta e necessaria, che riduce le diseguaglianze e dà dignità al lavoro. E va previsto per legge, perché è un diritto non una concessione".

 

E il leader di Azione, Carlo Calenda, guarda anche oltre: "Il salario minimo è fondamentale per coprire i lavori che non hanno contratti nazionali di riferimento ma non basta perché i giovani hanno degli stipendi mediamente inferiori del 30% alla media nazionale - afferma - per questo chiediamo di concentrare il taglio del cuneo fiscale e contributivo sulla fascia fino ai 30 anni: costa 5 mld di euro”. 

Intanto lunedì sera a Strasburgo prende il via il round decisivo di negoziati tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue).

È stata già calendarizzata una conferenza stampa per martedì mattina in previsione dell'atteso accordo. La proposta del Parlamento Ue (approvata il 25 novembre 2021 con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni) mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.

I deputati propongono due possibilità per raggiungere l'obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell'80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento. 


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