Scuola. Dopo gli andirivieni del Miur, si torna al protocollo Covid già in vigore. Intanto alle primarie le classi in Dad sono la maggioranza

di redazione 01/12/2021 CULTURA E SOCIETÀ
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Martedì si era parlato di un ritorno alla didattica a distanza anche con un solo contagiato in classe, secondo quanto si leggeva in una circolare del 29 novembre, in serata, però, fonti del governo hanno chiarito che, alla luce dell’attuale situazione epidemiologica, continuano a valere le precedenti regole sulla quarantena in classe. 

Riepiloghiamo, dunque, quali sono le regole attualmente in vigore.

Nel protocollo, emanato lo scorso 4 novembre, si prescrive che, se la Asl non può intervenire, è il dirigente scolastico insieme al referente Covid a dover individuare i possibili “contatti scolastici” del caso positivo e a prescrivere le misure, seguendo le indicazioni contenute nel documento.

La scuola deve poi comunicare le disposizioni da intraprendere agli studenti (o ai genitori, in caso di minorenni) e agli insegnanti che sono venuti a contatto con il positivo entro le 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi o l’esecuzione del tampone. Il referente Covid deve comunicare alla Asl le misure adottate.

Il nuovo protocollo prevede un tampone da effettuare il prima possibile dal momento in cui si è stati informati del contatto (“tempo zero” T0). Se il risultato è negativo si può già rientrare a scuola senza fare la quarantena. Bisognerà effettuare un secondo tampone dopo cinque giorni (“tempo 5” T5).

I compagni dello studente (o del docente) positivo devono fare il “tampone 0”, cioè prima possibile. Rientrano subito in classe se il risultato è negativo. Dopo, altri cinque fanno l’altro test.

Per i docenti che hanno svolto attività in presenza nella classe dell’alunno positivo (o che hanno svolto attività in compresenza con il collega positivo) la situazione cambia. Se sono vaccinati fanno il test e restano a scuola, se non lo sono vanno in quarantena per 10 giorni anche se il primo test è negativo. Rientrano se il nuovo tampone dà il via libera. Per le altre classi non sono previsti provvedimenti, salvo disposizioni diverse della Asl.

Gli alunni vaccinati o negativizzati negli ultimi 6 mesi proseguono la sorveglianza con i due test, a zero e cinque giorni. Quelli non vaccinati invece vanno in quarantena per 10 giorni anche se negativi al primo esame. Per i docenti si procede allo stesso modo (come già succedeva per un solo caso). Per primaria e secondaria di primo grado (gli studenti non possono vaccinarsi perchè under 12) tutti a casa per 10 giorni.

Alunni e docenti che hanno svolto attività in presenza, dopo aver fatto il primo tampone, anche se negativo, vanno in quarantena. L’isolamento dura 7 giorni per i vaccinati e 10 per i non vaccinati. Prevista la didattica a distanza.

Diverso il caso dei servizi per l’infanzia, primaria e prima media, dato che gli under 12 non possono ancora essere vaccinati. Per i bambini appartenenti alla stessa sezione o gruppo del positivo è prescritta la quarantena di dieci giorni con tampone alla fine del periodo di isolamento.

Gli educatori che hanno svolto attività in presenza nella sezione del bambino positivo dovranno osservare il periodo di quarantena che varia da sette giorni (per i vaccinati) a dieci giorni (per i non vaccinati). Anche loro dovranno fare un tampone dopo l’isolamento. La valutazione del singolo caso è comunque a carico del dirigente in base al tempo di permanenza nella sezione e l’entità del contatto diretto con il positivo.

Nella nota tecnica di accompagnamento, il Ministero dell’Istruzione scriveva che l’obiettivo principale è favorire la didattica in presenza, supportare il dirigente scolastico nelle iniziative da assumere in presenza di casi positivi Covid-19 in ambito scolastico. Rendere il più possibile omogenee a livello nazionale le misure di prevenzione da attuare. Promuovere il coordinamento tra scuola e autorità sanitarie locali per l’attuazione delle misure di sanità pubblica.

In presenza di un caso positivo in ambito scolastico, le azioni di sanità pubblica ricadono nell’ambito delle competenze dei Dipartimenti di Prevenzione (DdP) che risultano incaricati della disposizione delle misure sanitarie da intraprendere, inclusi l’isolamento dei casi, la quarantena dei contatti e le tempistiche per il rientro a scuola degli alunni/studenti/operatori scolastici.

Fino all’intervento dell’autorità sanitaria, nell’immediatezza della conoscenza del caso positivo, l’Istituto scolastico attiva la seguente procedura già definita e standardizzata, che non comporta alcuna valutazione discrezionale di carattere sanitario.

Il dirigente scolastico, o un suo delegato:

  • informa il DdP della presenza del caso positivo a scuola;
  •  individua i «contatti scolastici», come di seguito riportato;
  •  sospende temporaneamente le attività didattiche in presenza per i «contatti scolastici»
  • trasmette ai «contatti scolastici» le indicazioni standardizzate preventivamente predisposte dal DdP;
  • segnala al DdP i «contatti scolastici» individuati.

Il dirigente scolastico individua come “contatti scolastici”:

  • i bambini appartenenti alla stessa sezione/gruppo del caso positivo per i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia,
  • i compagni di classe del caso positivo (per la scuola primaria e secondaria),
  • il personale scolastico (educatori/operatori/insegnanti) che ha svolto attività in presenza per almeno 4 ore nello stesso ambiente del caso positivo

Sono comunque presi in considerazione i contatti intervenuti nelle 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi del caso oppure nelle 48 ore antecedenti la data dell’esecuzione del test risultato positivo (se il caso è asintomatico).

Con riferimento a tali soggetti, fino all’intervento dell’autorità sanitaria, il dirigente scolastico (o suo delegato) è autorizzato a sospendere temporaneamente le attività didattiche in presenza e trasmette loro le disposizioni standardizzate, preventivamente predisposte dalle autorità sanitarie, contenenti le indicazioni da seguire.

In merito alle condizioni di rientro a scuola per i soggetti sottoposti a misure di salute pubblica, è previsto quanto segue:

  • il rientro a scuola dei soggetti sottoposti a sorveglianza con testing può avvenire solo se questi sono in possesso di attestazione rilasciata dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica in merito all’effettuazione del tampone e all’avvenuto rilascio del relativo risultato ovvero in seguito ad una comunicazione da parte del DdP;
  • le condizioni per il rientro a scuola dei soggetti posti in quarantena sono verificate da parte dei DdP in applicazione della Circolare del Ministero della Salute n. 36254 del 11 agosto 2021 che prevede misure differenti in funzione dello stato vaccinale o dell’esito del test diagnostico; tali dati non sono nella disponibilità della scuola e quindi non vanno trattati.

Si ritiene utile evidenziare, infine, che i DdP provvederanno ad individuare, per ciascun Istituto, figure istituzionali che possano, in qualità di referenti, intervenire tempestivamente e in ogni fase della procedura a supporto del dirigente scolastico/referente scolastico COVID-19.

In base agli ultimi dati disponibili, quelli del 20 novembre, sono in dad il 2,6% delle classi del primo ciclo e l’1,4% del secondo”. Lo ha detto la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, a SkyTg24.

Le classi del primo ciclo sono più in dad perché non hanno copertura vaccinale completa – ha continuato -. Sono meno in dad, invece, le classi che a livello di vaccinazione sono più coperte. C’è un aumento ma è sotto controllo“.

E ancora: “la scuola in presenza è prioritaria. E’ una direzione auspicabile e percorribile“.

Non mi va che la scuola venga demonizzata – ha sottolineato -. Quando in un’aula si contagia un ragazzo, pochissime volte il virus viene passato all’interno della classe“.

Ma la situazione non sembra essere rassicurante per tutti: sulla questione classi in quarantena arriva un dato molto significativo dall’associazione nazionale presidi: sul totale delle classi in dad il 60-70% è alle elementari. Lo comunica Mario Rusconi che guida l’Anp di Roma.

L’invito che facciamo – dice Rusconi all’ANSA – è di vaccinare i ragazzi dai 12 anni e, dopo l’atteso ok dell’Aifa per le dosi ai più piccoli, anche i bambini dai 5 agli 11 anni: con la vaccinazione di un buon numero di studenti alle superiori le classi in dad in questa fascia di età sono poche“.

A proposito del vaccino 5-11 anni, in queste ore è atteso il via libera da parte dell’AIFA. A quel punto, si potrebbe procedere alla vaccinazione del segmento, probabilmente a partire dal 23 dicembre.

A proposito della gestione dei casi positivi a scuola, ancora desta polemiche il doppio cambio di protocollo della quarantena avvenuto fra la sera del 29 novembre e quella del 30.

Dopo un primo passo indietro, che prevedeva la Dad in caso di un solo alunno positivo, in seguito è arrivata la nuova nota che chiariva come invece bisogna rispettare le indicazioni precedenti, con Palazzo Chigi che sconfessa sia il Ministero della Salute che quello dell’Istruzione.

Piuttosto contrariati i dirigenti scolastici: “La circolare del 29 novembre è stata inoltrata dall’Usr Lazio ieri sera a tutte le scuole. La nuova ancora non è arrivata in via ufficiale. Mi sembra di stare al teatro  dell’assurdo. Noi siamo sconcertati da questa modalità di gestione in cui manca il rispetto verso le scuole e le famiglie con cui noi ci dobbiamo interfacciare“. spiega Cristina Costarelli, presidente dei presidi per il Lazio. “Ci si rende conto che chi ieri si è trovato a gestire situazioni di positività in classe attivando la circolare del 29 novembre, oggi non sa più cosa fare e comunicare ai  genitori?“, domanda.

Premesso che il ritorno alle vecchie modalità di gestione delle quarantene dal nostro punto di vista era la cosa più giusta e ragionevole da fare, dato che i T0 e T5 non sono sostenibili dalle Asl e sono tamponi che vengono effettuati con almeno 4-5 giorni di ritardo, vorrei fare due considerazioni: Come è possibile che Rezza e Greco non si siano confrontati con Figliuolo? Inoltre – prosegue – qual’è la logica: Si dice che dobbiamo tornare indietro e poi improvvisamente si ricambiano le carte in tavola e si trovano i fondi per effettuare i test? Dove sta la verità? Perché il commissario Figliuolo fino ad adesso non è stato messo in campo?

Tra l’altro – osserva la sindacalista – l’esperienza ci insegna che il ‘da oggi a domani possiamo farlo’, è una ipotesi inverosimile. Non è che la struttura commissariale ha la bacchetta magica. Dunque, nel frattempo che Figliuolo si organizzi, noi che dobbiamo fare? Non sarebbe stato più logico lasciare nel frattempo in vigore la nota ministeriale del 29 novembre? Noi presidi dietro a tutto questo ci leggiamo questioni politiche, tra i ministeri, tra i ministeri ed il governo. Stanno ricadendo sulle scuole e questo – conclude Costarelli – non è giusto“.

Sotto accusa, come scritto anche in precedenza, il sistema delle Asl. Lo sa bene Antonello Giannelli, presidente nazionale ANP: “Le scuole hanno retto all’impatto del Covid, ma così non è stato per la sanità territoriale“, dice il dirigente scolastico a SkyTg24. “Nelle Asl – ha continuato – ci sono carenze organizzative e non ci sono sufficienti risorse. Poi alle 17 il personale chiude le scuole e lavora fino a sera“.



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