Save The Children. 2.040 vittime di tratta in Italia nel 2020

di redazione 27/07/2021 CULTURA E SOCIETÀ
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Le vittime di tratta prese in carico dal sistema nazionale italiano anti-tratta nel 2020 erano 2.040, di cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell'anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), 1 vittima su 20 è minore (105).

Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile. Tra i Paesi d'origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d'Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco.

    La forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l'1% è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell'accattonaggio. E' quanto emerge dal rapporto "Piccoli Schiavi Invisibili" di Save The Children.

Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%). 

Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%). Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori, sono fenomeni di difficile emersione, a causa degli enormi interessi dei trafficanti - in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire - e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto.  

Già prima della pandemia, la punta dell’iceberg costituita da 50.000 vittime accertate nel mondo indicava uno scenario allarmante; un quadro destinato a peggiorare per le conseguenze dell’emergenza Covid-19 che ha spinto in povertà nel 2020 142 milioni di bambini e adolescenti in più.   

Nelle fasi acute della pandemia, le misure di contenimento hanno lasciato senza scuola 1,6 miliardi di bambini e bambine, con la grave conseguenza che 10 milioni tra i più vulnerabili potrebbero abbandonare l’istruzione ed essere così esposti al rischio di tratta e sfruttamento lavorativo o sessuale, di matrimoni forzati o gravidanze precoci, in particolare nei Paesi a più basso reddito. Secondo le stime, il solo sfruttamento lavorativo potrebbe inghiottire entro la fine del 2022 altri 8,9 milioni di bambini e adolescenti, per più della metà sotto gli 11 anni.

In Italia le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105). Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio.

I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato nazionale del lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%). Un dato che deve far riflettere sulla necessità d'indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso. 



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