La guerra di domani

Quasi un manifesto ideologico, reazionario e conservatore, mascherato da film di fantascienza per il grande pubblico.

di EMILIANO BAGLIO 08/07/2021 ARTE E SPETTACOLO
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Disponibile su Prime Video.

 

2022, durante la finale dei mondiali di calcio, improvvisamente irrompono in campo dei soldati, trasportati da un varco dimensionale.

Sono i terrestri del futuro, più precisamente provengono dal 2051 e stanno combattendo e perdendo una guerra contro degli invasori alieni il cui esito rischia di porre fine all’umanità, per questo chiedono l’aiuto dei terrestri del passato, affinché viaggino nel futuro e li aiutino a ribaltare la situazione.

In quattro e quattro otto i governi di tutto il mondo si alleano e decidono una leva forzata obbligatoria per tutti della durata di 7 giorni in cui i poveri cittadini verranno trasportati nel futuro ed accada quel che deve.

Tra i prescelti c’è anche Chris Pratt (Dan Forester), un uomo che sognava di diventare un brillante scienziato ma si è dovuto accontentare di fare il professore al liceo locale.
Lasciate a casa moglie e figlia il nostro nel futuro, tramite il colonnello Muri (Yvonne Strahovski), scoprirà di essere destinato ad una grande impresa.

La guerra di domani è il classico prodotto più interessante dal punto di vista della lettura ideologica che per il film in sé.

Il regista Chris McKay infatti si limita a sfornare un compitino totalmente mediocre, senza infamia e senza lode.

Il suo film, costruito su misura per Chris Pratt, è un action come se ne vedono a centinaia, senza nessuna idea particolarmente originale né guizzi registici.

La trama è piena di buchi di sceneggiatura grossi come voragini, i paradossi temporali di cui è infarcita vengono tralasciati con sconcertante superficialità, ci sono un sacco di personaggi totalmente inutili e dei comprimari di secondo o terzo piano la cui unica funzione è far andare avanti la storia senza che nessuno si occupi più di tanto di loro.

Tutti gli spunti potenzialmente interessanti vengono ben presto abbandonati e quello che resta è un blockbuster, inizialmente pensato per il grande schermo ed il grande pubblico, capitato su Prime video a causa della pandemia.

Tuttavia, dal punto di vista ideologico, per chi sappia guardare oltre la superficie del giocattolone nemmeno riuscito particolarmente bene, La guerra di domani è uno dei film più interessanti di questi anni.

Chris McKay appare interessato solo ed esclusivamente dal messaggio che intende veicolare con la sua opera.

Innanzitutto ne La guerra di domani in quattro secondi tutti i governi del mondo si coalizzano e mettono in piedi un’allegra dittatura in cui ignari cittadini vengono spediti a morire al fronte sotto costrizione senza che nessuno trovi nulla da ridire.

In questo scenario il protagonista Dan, sostanzialmente un frustrato fallito che si vede ridotto a fare il professore in un qualsiasi noioso liceo di periferia invece di essere un grande scienziato, abbandona la famiglia senza farsi troppi problemi, storcendo la bocca giusto quel tanto che serve ai fini della narrazione.

Proprio la famiglia, alla fine, è il nucleo fondante del lungometraggio.

Tutta la narrazione viene ridotta all’avventura di un uomo qualunque che, tramite l’escamotage di un’invasione aliena, deve risolvere i propri conflitti familiari; tanto quelli passati con il padre (uno strepitoso J. K. Simmons), quanto quelli futuri.

La guerra di domani si traveste da film di fantascienza ed utilizza il genere per veicolare un messaggio profondamente conservatore a tratti reazionario.

Hollywood con questo film rimette al centro un’idea di famiglia vecchia di secoli, con l’uomo che porta a casa il pane ed è un eroe di guerra destinato a grandi cose e la moglie che resta a casa a preparare i panini alla figlia la quale, per fortuna, almeno lei è destinata a grandi cose.

Tutta questa avventura nel futuro a combattere gli alieni ha il solo scopo di rimettere a posto le cose, risanare i rapporti tra Dan ed il padre ed evitare che la famigliola felice middle class, vero e proprio nucleo fondante degli Stati Uniti, entri in crisi.

Ciò che conta, alla fine della fiera, è che il nucleo familiare si ricomponga, l’eroe torni a casa sano e salvo e capisca che nella vita ciò che conta davvero sono appunto gli affetti più cari piuttosto che inseguire il sogno di diventare un grande scienziato.

La guerra di domani ha questo scopo specifico, esaltare la famiglia come nucleo fondante della società americana e ricordare ai propri cittadini che nella vita quello è l’unico valore che conta e che bisogna sapersi accontentare di ciò che si ha.
La nuova ideologia è servita.

 

EMILIANO BAGLIO


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